(di Antonio Rimoldi) | Correva l’anno 1364 quando ll legato Audroin de la Roche partiva da Avignone con l’ordine di effettuare visite diplomatiche nei territori italiani appartenenti al papato, ribadendo l’autorità del pontefice e soprattutto preparando Roma al ritorno del successore di Pietro. Già diverse volte nel corso della cattività avignonese erano state organizzate simili spedizioni ma questa, indetta da Urbano V, sarebbe stata la prima a portare frutti tangibili. Difatti il 16 ottobre 1367 l’intera Urbe salutò il ritorno del papa nel suo insediamento storico. Urbano V (1310-1370) ristabilì l’ordine nella città (che durante la lontananza papale era divenuta preda ambita dalle varie casate della nobiltà romana) ed inoltre tolse al Senato il privilegio di zecca. Pertanto eccoci alla ricomparsa di monete coniate in nome del pontefice a Roma (le ultime erano state le serie di denari antiquiores coniati durante il pontificato di Benedetto VII). Si hanno tre nominali tutti in argento: il grosso, il mezzo grosso ed il bolognino romano. Mentre lo stile dei bolognini si discosta profondamente da quello delle precedenti monete argentee coniate in terra francese, l’aspetto dei due nominali maggiori fa subito pensare allo stile tipico degli zecchieri avignonesi che, con tutta probabilità, avevano seguito il papa nella nuova (o vecchia, dipende dai punti di vista) città.
Ritratto di Urbano V realizzato nel XIX secolo (source: archive)Le legende di queste monete sono quanto mai interessanti e sono forse le prime della serie papale a descrivere in modo decisamente esplicito gli avvenimenti di quel tempo. Analizziamo il grosso e il mezzo grosso. Sicuramente la testimonianza storica più importante presente su questi nominali è data dalla legenda del rovescio: FACTA IN ROMA. Con queste parole infatti il papa fa notare come le sue monete non vengano più prodotte solamente nei territori d’Oltralpe e, di conseguenza, il Senato viene implicitamente privato del diritto di coniare moneta a nome proprio. Ciò quindi implica la presa da parte di Urbano V del potere temporale sulla città.
Fiorino papale di Urbano V emesso ad Avignone (Au, mm 21, g 3,61) (source: Baldwin’s 62-63, 29,09,2009, lot 953)Riguardo al bolognino romano è necessario distinguere tra le due tipologie conosciute. I diritti sono identici per entrambe mentre al rovescio le legende sono completamente differenti: la prima (Muntoni 3, la più interessante storicamente) riporta le parole IN ROMA, la seconda (Muntoni 4) S PET E PAL. La legenda al rovescio di quest’ultima tipologia è un classico della monetazione papale, rimandante più che chiaramente ai santi Pietro e Paolo. Per comprendere appieno il significato storico-culturale della prima tipologia è necessario intendere le legende come se quella del rovescio fosse il naturale proseguimento di quella del diritto; ottenendo così VRB PP QNTS IN ROMA.
Bolognino romano con legenda IN ROMA (Ag, mm 17, g 1,18) (source: M&M 16, 19.05.2005, lot 1581) Bolognino romano con legenda S PET E PAL (Ag, mm 17,7, g 1,15) (source: Ranieri 6, 24.04.2014, lot 711)Ed è così che l’autorità papale sottolinea la propria presenza fisica nell’Urbe (tra l’altro al rovescio compare nel campo proprio la scritta VRBI con le lettere disposte a croce), una presenza necessaria non solo da un punto di vista spirituale ma anche da un punto di vista politico,dato il caos che regnava nella città durante l’assenza dei pontefici. Urbano V con questa monetazione dichiara apertamente l’inizio della fine dell’esilio dei pontefici in terra francese, la subordinazione di tutti gli organi amministrativi romani all’autorità papale e la vicinanza del papa al popolo italiano, non solo spiritualmente ma anche fisicamente. Il papa, pur francese, è di nuovo a Roma e la governa. Personalmente.