INTERROGAZIONE SUL “TESORETTO NUMISMATICO” DELLO STATO

(di Roberto Ganganelli) | Nel numero di settembre 2013 Domenico Luppino firmava un’interessante inchiesta dal titolo “Alla scoperta delle rarità ritrovate” (leggi l’articolo completo) dedicato al tesoro – composto da undici “barili” di monete – tra cui molte rarità numismatiche del Regno d’Italia, prove, esemplari proof finora sconosciuti e mai apparsi sul mercato – che la Zecca, al momento della sua trasformazione in Sezione Zecca nell’ambito di I.P.Z.S., depositò presso la Tesoreria centrale dello Stato. A quell’articolo seguì un vero e proprio “polverone” nel settore del commercio e del collezionismo: da entrambe le parti, infatti, ci si chiese quale fine avrebbero fatto quelle monete, molte preziosissime ed altre addirittura uniche, di proprietà dello Stato. Alienazione? Immissione graduale sul mercato? Rifusione? Sta di fatto che nessuna risposta è mai venuta, finora, dai palazzi romani. E’ recente, tuttavia, la notizia della presentazione di un’interrogazione a risposta scritta, al ministro dell’Economia e delle Finanze Piercarlo Padoan, da parte del deputato Francesco Laforgia. Dell’interrogazione, in attesa di chiarimenti da parte del M.E.F., ci sembra interessante riportare il testo completo, anche per plaudire all’iniziativa di un parlamentare che, finalmente, si occupa dei tesori numismatici nascosti del nostro Paese, un patrimonio da conoscere e valorizzare.

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La sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze di via XX Settembre a Roma (source: archive)

Atto Camera – Interrogazione a risposta scritta 4-06579 – presentato da Laforgia Francesco venerdì 24 ottobre 2014, seduta n. 317. Al ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che: dopo la chiusura della gestione della Zecca conseguente alla costituzione di una sezione Zecca nell’ambito dell’Istituto poligrafico dello Stato, sono stati acquisiti presso la Tesoreria centrale dello Stato undici barili contenenti monete d’oro, preziosi e medaglie già detenuti in cauta custodia presso la ex Zecca; nel 1992 l’amministrazione del Tesoro ritenne di assegnare al Museo della Zecca per l’esposizione al pubblico, dato il loro particolare valore numismatico e artistico, una parte delle monete sopraindicate e precisamente: 1) n. 1331 monete d’oro;  2) i doppioni delle stesse, ove esistenti, per l’esposizione con il diritto ed il rovescio; 3) n. 19 medaglie di diversa provenienza atteso il loro elevato valore artistico; a causa di difficoltà logistiche comunicate dal Presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, si rese necessario, per trovare la soluzione migliore per l’erario e la collettività riguardo all’utilizzazione del notevole quantitativo di monete d’oro, costituire un’apposita commissione di esperti appartenenti alle amministrazioni interessate con il compito di individuare e mettere a disposizione del Museo della Zecca le monete già assegnate, nonché di procedere alla catalogazione, alla valutazione del loro valore numismatico, alla composizione di lotti omogenei, sotto il profilo numismatico, delle monete restanti, formulando altresì ipotesi di alienazione o immissione graduale nel mercato; venne decretata la costituzione di una commissione consultiva con i compiti specificati nella premessa presso l’allora Ministero del tesoro, stabilendo che i lavori di detta commissione dovessero terminare entro il 30 settembre 1992; le sopradescritte decretazioni vennero assunte attraverso un documento del Ministero del tesoro, redatto in data 25 maggio 1992; nel 2Bollettino2 n. 1/2012 del Portale Numismatico dello Stato, si riporta quanto segue: nel 1992, con decreto del Ministro del tesoro del 25 maggio, ad un’apposita Commissione di esperti, appartenenti alle amministrazioni del tesoro, dei beni culturali e dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, venne assegnato il compito di procedere alla ricognizione, catalogazione e valutazione delle monete e dei valori esistenti presso la Tesoreria Centrale dello Stato o presso la Zecca. I lavori di verifica sono terminati nel 2009. Oltre a una grandissima quantità di monete in oro di circolazione, specialmente sterline, marchi, franchi e dollari, il fondo esaminato dalla Commissione interministeriale ha rivelato l’esistenza, per la parte italiana (oltre 10 mila pezzi), di un significativo numero di monete per collezionisti, emesse dallo Stato ed evidentemente rimaste invendute: se corrisponda a verità che la Commissione nominata con il decreto ministeriale in premessa, abbia impiegato 17 anni, anziché 4 mesi, a portare a termine il lavoro di catalogazione affidatole; quale sia stato il costo sopportato dall’erario per i compensi erogati ai commissari; se la Commissione abbia redatto un inventario delle monete catalogate, determinandone il numero, il valore numismatico nonché la composizione in lotti omogenei, così come prevedeva il decreto 25 maggio 1992; quale sia l’attuale intendimento del Ministero in ordine alla destinazione di dette monete; in particolare se, in base a quanto stabiliva il decreto ministeriale, sia stata ricercata: e reperita: ‘la soluzione migliore per l’erario e la collettività riguardo all’utilizzazione del notevole quantitativo di monete d’oro e altri valori giacente presso la Tesoreria centrale dello Stato’; se sia intenzione del Ministero procedere all’alienazione o immissione graduale nel mercato delle monete numismatiche rinvenute presso la Tesoreria centrale dello Stato”.

002L’onorevole Francesco Laforgia (source: web)