Nel XV secolo Lubecca coniò una nuova tipologia di fiorino con la doppia immagine del santo
di Antonio Castellani (tratto da GDN n.1 del 1.2012)
Lubecca occupa un posto speciale tra le città tedesche, essendo stata la prima a essere trasformata in “libera città imperiale” e avendo ricevuto il diritto di zecca, nel 1226, da parte dell’imperatore Federico II. Zecca di grande longevità, attiva fino al 1913, Lubecca ebbe anche una monetazione vescovile iniziata nel 1190 e terminata nel 1775. L’officina monetaria locale, tuttavia, nei primi due secoli della sua storia si limitò alla battitura del solo argento e delle leghe, dato che la facoltà di coniare l’oro venne concessa a Lubecca soltanto nel 1340, da Luigi IV. E se conosciamo quasi tutto a proposito delle prime monete in oro della città – dalle fonti di approvvigionamento dei metalli (provenienti soprattutto dalla piazza mercantile di Bruges) alla presenza di zecchieri e di maestranze provenienti anche dall’Italia – assai minori sono le informazioni su alcune emissioni del XV secolo.
Fu alla fine di questo periodo che, all’imitazione “classica” del fiorino di Firenze, vera e propria valuta internazionale del tempo, a Lubecca venne sostituita una nuova tipologia di fiorino con san Giovanni Battista su entrambe le facce in luogo del tradizionale abbinamento tra l’iconografia del santo e il giglio fiorentino. L’esemplare qui illustrato pesa g 3,54 ed ha un diametro di mm 23. Al dritto l’esplicita legenda MONETA + | . LUBICEN in caratteri onciali, al rovescio l’indicazione S . IohANS | BAPTIST. Il Battista è raffiguranto su entrambi i lati in piedi e a figura intera, benedicente, con nimbo e croce astile, all’interno di una mandorla a doppia sagomatura.
L’incisore, in verità, non fu molto accurato nel realizzare dei conii, come dimostrano lo stile approssimativo e le sovrapposizioni tra la mandorla e altri elementi iconografici, dall’aquiletta bicipite simbolo della città presente sia al dritto che al rovescio fino ai piedi dello stesso Battista. Una terza aquila, tuttavia, rende speciale questo esemplare facente parte della collezione di monete in oro della Deutsche Bundesbank: si tratta di quella contromarcata al dritto al centro del tondello.
Le contromarche erano comuni nel Medioevo ed erano utilizzate di solito per mettere in guardia i cittadini a proposito del valore intrinseco di certe specie, soprattutto forestiere, in modo da evitare loro delle perdite nei computi legati alle transazioni commerciali; in questo caso, invece, Lubecca contromarcò addirittura una delle proprie monete per sottolinearne la bontà, in modo da renderla distinguibile dai gulden di altre città tedesche che, nello stesso periodo, pur continuando a recare il tipo del Battista venivano sottoposte a un progressivo abbassamento dell’intrinseco e, perciò, del valore reale. Sebbene i documenti non testimonino l’esatta datazione di questa contromarca, né il provvedimento legislativo che ne fu all’origine, si può ipotizzare che essa fu apposta non prima del 1423, anno in cui il gulden olandese “ribassato” entrò prepotentemente in circolazione, innescando fenomeni simili per le monete in oro di tutta la Renania e di altre città della Germania settentrionale.
Lubecca torna in moneta, nel 2006, con l’effigie della più celebre tra le porte della città, quella Holstentor caratterizzata da due massicce torri rotonde, prese a simbolo della regione dello Schleswig-Holstein per la prima coniazione dei 2 euro “regionali” della Repubblica Federale Tedesca (ne sono previste 16 in tutto). Eretta per volere del borgomastro Heinrich Helmsted tra il 1464 e il 1478, la porta rappresenta uno dei monumenti più conosciuti della Germania. Della moneta sono stati coniati 6.000.000 di esemplari dalla zecca di Berlino (segno di zecca A), 6.300.000 dalla zecca di Monaco (D), 7.260.000 a Stoccarda (F), 4.260.000 a Karlsruhe (G) e 6.300.000 ad Amburgo (J). Ottantottomila le serie fior di conio complete, 70.000 quelle in fondo specchio. Autore, l’artista Heinz Hoyer.