Quell’acronimo sulle monete dei Savoia che da sempre intriga i numismatici
Comparve per la prima volta sul prezioso collare dell’Ordine del Collare, fondato da Amedeo VI di Savoia nel 1364, divenuto ordine a carattere religioso-militare della Santissima Annunziata sotto Carlo II. L’acronimo FERT, motto di Casa Savoia, è molto spesso parte integrante delle monete del Regno di Sardegna prima, d’Italia poi.
Sul suo significato si sono interrogati a lungo gli esperti senza tuttavia raggiungere unanime accordo. Chi lo legge come abbreviazione di Fortitudo eius Rhodum tenuit (‘La sua forza preservò Rodi’) vede un tributo alle gesta di Amedeo V di Savoia che insieme al re di Francia Luigi IX il Santo tra il 1315 e il 1316 avrebbe liberato l’isola dall’assedio dei Turchi, in un episodio che ha più sapore leggendario che storico.
Secondo altri invece deriverebbe da ferto (o fertone), una moneta in uso ai tempi di Amedeo VI. Altri ancora lo interpretano come la terza persona del verbo latino fero, ‘porto, sopporto’, rappresentazione della capacità di sostenere le prove richieste a una dinastia regnante.
E c’è anche chi fa risalire FERT a ferté, antico vocabolo che significa forteresse, ‘fortitudine’.
Meno accreditate altre interpretazioni, come Fortitudo et robur taurinensis (‘forza e robustezza torinese’), oppure Foedere et religione tenemur (‘alleanza e religione ci uniscono’), o ancora Fides est Regni tutela (‘la fede è la protezione del Regno’).
Non manca neppure una “pasquinata” in salsa sabauda: qualche buontempone, riferendosi al matrimonio morganatico di Vittorio Amedeo II con Anna Carlotta Teresa Canalis di Cumiana, che ebbe una parte non irrilevante nei problemi dell’augusto consorte, interpreta FERT come Foemina erit ruina tua (‘la donna sarà la tua rovina’).
Qualunque sia il significato dell’acronimo, l’enigmatico motto compare anche sulla monetazione di Casa Savoia, tanto su esemplari d’oro quanto d’argento.
Foto: lo scudo di Firenze del 1861 è una delle monete sabaude che recano sul bordo il motto sabaudo FERT, ripetuto tre volte tra nodi e rosette