Flavio Claudio Constantino, meglio noto come Costantino III, è passato alla storia come usurpatore dell’Impero romano d’Occidente tra il 407 e il 411. Oltre a farsi valere sia da nemico che da alleato dell’imperatore Onorio, coniò anche monete interessanti.
di Roberto Diegi. Con lo stesso nome si conoscono ben due Costantino III: un usurpatore contro Onorio, del quale si tratterà qui, e un legittimo imperatore bizantino. Come il legittimo imperatore, anche l’usurpatore coniò sue monete, che oggi rappresentano una testimonianza significativa di un periodo complesso e travagliato della storia dell’impero.
Nel 407 le province romane della Britannia, lasciate in abbandono dall’imperatore Onorio che era impegnato a difendere i territori continentali, elevarono al rango di imperatore Flavio Claudio Costantino, un semplice legionario. Così, alla fine di quell’anno Costantino attraversò la Manica con milizie mercenarie locali e raggiunse Bononia (l’attuale Boulogne-sur-Mer) travolgendo con facilità le scarse truppe di confine. Ma il legittimo imperatore Onorio installò delle guarnigioni sui passi tra la Gallia e l’Italia. Costantino si trovò così stretto tra due fuochi: mentre in Italia le forze di Onorio si stavano riorganizzando, in Hispania (la Spagna romana) scoppiava la rivolta dei membri della casata di Teodosio, fedeli al legittimo imperatore. Si prospettò dunque un attacco su due fronti, con contingenti italiani sotto il comando di Stilicone e Saro, e contingenti spagnoli guidati da parenti di Onorio. Costantino decise quindi di attaccare per primo, nell’estate del 408: i parenti dell’imperatore furono sconfitti facilmente.
Malgrado i contrasti, Costantino cercò di stabilizzare la propria condizione cercando di farsi riconoscere da Onorio; in questo confuso periodo vi erano quindi quattro detentori del potere: Arcadio e Teodosio II in Oriente e Onorio e Costantino stesso in Occidente.
Nel 409 Costantino e Onorio si trovarono ad affrontare difficoltà simili: Onorio fu abbandonato dai suoi uomini, rimanendo a Ravenna senza contingenti militari, mentre i Visigoti di Alarico I si muovevano indisturbati in Etruria; Costantino si trovò a dover fronteggiare anche una rivolta in Britannia. L’usurpatore scrisse allora una lettera a Onorio, nella quale chiedeva perdono e prometteva aiuto contro i Visigoti: Onorio accettò molto volentieri la proposta, riconobbe l’usurpatore co-imperatore e lo associò al consolato per l’anno 409. Ma Teodosio II non la pensava come Onorio e, attraverso i suoi alleati in Occidente, mosse guerra a Costantino III.
A settembre, i barbari che erano penetrati attraverso la frontiera renana e avevano saccheggiato la Gallia giunsero ai Pirenei, dove travolsero le guarnigioni di Costantino entrando in Hispania. Dopo aver elevato il figlio Costante al rango di Augusto per inviarlo in Hispania, Costantino venne a sapere che il suo comandante delle truppe, Geronzio, si era ribellato creando un regno indipendente e aveva elevato un suo uomo di nome Massimo, forse suo parente, al rango di imperatore. Geronzio, appoggiato dai barbari attaccò Costantino nel 410. L’anno successivo le sue forze furono sconfitte a Vienne, in Gallia, dove il figlio Costante fu catturato e giustiziato.
Geronzio assediò Costantino ad Arelate (l’attuale Arles), dove però giunse anche un altro generale di Onorio, l’energico Flavio Costanzo (il futuro imperatore Costanzo III) che sconfisse e mise in fuga Geronzio, per poi proseguire l’assedio di Arles. Costantino resistette in città, in attesa di aiuto da un contingente raccolto tra i Franchi della Gallia settentrionale, ma Costanzo riuscì a far cadere il loro comandante in una trappola. Le ultime speranze di Costantino svanirono quando le sue guarnigioni renane lo abbandonarono. Costantino fu obbligato ad arrendersi: malgrado avesse ottenuto la promessa di un salvacondotto e si fosse fatto consacrare prete, Costanzo lo fece catturare e mandare in Italia. Ma l’usurpatore sconfitto non giunse vivo alla corte di Onorio: solo la sua testa giunse a Ravenna, il 18 settembre 411, per essere messa in mostra in città.
La monetazione del periodo presenta nelle legende una particolarità legata alla parola AVGVSTVS al rovescio, in particolare quando è declinata al genitivo plurale AVGVSTORVM. La parola viene abbreviata e troncata alla lettera G, ripetuta poi una, due e anche tre volte, a seconda del numero di imperatori contemporaneamente presenti ai quali l’imperatore emittente riconosceva il titolo di Augusto.
Nel caso specifico della monetazione di Costantino III, prevalentemente basata sull’oro e sull’argento, in un primo periodo (407-408 d.C.), le legende al rovescio recano quattro G e si riferiscono alla presenza di quattro Augusti, cioè Arcadio, Onorio, Teodosio II e lo stesso Costantino III. Segue un secondo periodo (408-411 d.C.) con tre G, che inizia quando Costantino apprende la notizia della morte di Arcadio, avvenuta l’1 maggio 408 d.C., e si protrae fino al termine della monetazione, sebbene il numero degli Augusti venga riportato a quattro per effetto del riconoscimento, da parte dello stesso Costantino III, del titolo di Augusto al figlio Costante II. Rispetto a quanto sopra fa eccezione un’emissione iniziale con tre G, probabilmente ispirata alla monetazione di Onorio.
Per la monetazione bronzea, difficilissima questa a trovarsi, il discorso è del tutto diverso. Per quanto riguarda Costantino III, è noto un solo piccolo bronzo coniato a Lugdunum con al diritto la solita legenda D N CONSTANTINVS P F AVG e al rovescio una Vittoria con la legenda VICTORIA AVGGG.
Altri piccoli bronzi della stessa tipologia sono attestati in collezioni e ripostigli rinvenuti nel corso del XX secolo, ma l’unico esemplare di cui è disponibile un’immagine è quello qui riprodotto, purtroppo di difficile lettura per il suo carente stato di conservazione. Esso fu rinvenuto nel 1991 insieme ad altre 71 monete in bronzo ad Argilliers, Francia sud occidentale, non lontano da Montpellier.