Dopo gli interventi sulle banconote delle Occupazioni italiane e straniere e quelle degli anni Quaranta e Cinquanta, continua la breve carrellata sulla storia della cartamoneta italiana con le banconote negli anni Sessanta.
Di Claudio Giacchetti. L’epoca dell’Italia derelitta, disseminata di macerie polverose, era finalmente alle spalle. La ricostruzione, stimolata inizialmente dai fondi americani del piano Marshall proseguì negli anni e il Paese fu traghettato verso il boom economico che cambiò radicalmente la faccia dell’Italia: da paese agricolo e arretrato rispetto alle grandi nazioni europee, diventò presto una locomotiva industriale.
Il tenore di vita degli italiani migliorava rapidamente, si mangiava di più e meglio, si vestiva all’ultima moda, i giovani studiavano e l’analfabetismo era quasi debellato. L’italiano dismetteva i panni della sconfitta cominciando a considerarsi parte di una grande nazione e riscopriva la propria storia.
Le nuove emissioni di banconote seguirono questa evoluzione, diventando più piccole per adeguare le dimensioni a quelle circolanti negli altri paesi del Mercato Comune Europeo – appena costituito nel 1957 – tecnicamente più curate e più belle, ma soprattutto dotate di sistemi antifalsificazione moderni (ricordiamo che la circolazione della cartamoneta è basata sulla fiducia). Nei portafogli degli italiani arrivarono le effigi dei grandi personaggi storici che riempivano i cuori di orgoglio e mostravano al mondo di cosa eravamo stati capaci.
Contemporaneamente veniva sostituito il “lenzuolo” con una banconota da 10.000 raffigurante Michelangelo Buonarroti, riconosciuto già al suo tempo come uno dei più grandi artisti di sempre e protagonista del Rinascimento, a voler indicare, quindi, una rinascita del Paese.
L’anno successivo, il 1964, vide la presentazione, attraverso la nuova banconota da 5000 lire, del grande navigatore ed esploratore genovese, scopritore del “Nuovo Mondo”, l’ammiraglio Cristoforo Colombo
Ma gli anni Sessanta galoppavano veloci e insieme ai consumi cresceva nel Paese anche l’inflazione: le mille lire in tasca agli italiani, che valevano 30 euro alla fine della guerra, si erano ridotte a 11,50 euro nel 1962 e a 9,20 euro nel 1967. C’era bisogno di banconote di taglio più elevato sia per assottigliare i portafogli, ma ancor più per le transazioni economiche più rilevanti; l’utilizzo di mezzi di pagamento alternativi e la moneta elettronica, erano ancora lontani a venire.
Nel 1967 vennero pertanto emesse le banconote da 50.000 e 100.000 lire:
La banconota raffigurante Alessandro Manzoni (sul verso “quel ramo del lago di Como…) ai suoi tempi è stata quella, circolante, con il più elevato valore facciale al mondo.
Il decennio “magico” stava volgendo al termine e, mentre tutti inesorabilmente invecchiavano, Giuseppe Verdi curiosamente ringiovaniva nella nuova banconota da 1000 lire:
Intanto, qualcuno si ricordò che Colombo era partito da Palos de la Frontera con ben tre caravelle, che vennero così raffigurate nel restyling delle 5.000 lire attuato nel 1971:
Gli anni Sessanta si chiusero, numismaticamente parlando, con due novità: il taglio da 2.000 e quello da 20.000, che vennero poi effettivamente emesse agli inizi del decennio successivo:
Mentre la prima ebbe un certo successo e fu riproposta, come vedremo, anche negli anni Novanta, il taglio da 20.000 non piacque proprio agli italiani, sia per le dimensioni ormai troppo grandi per i piccoli portafogli che dovevano entrare nelle tasche dei jeans, sia per la colorazione marrone quasi monocromatica, che avrebbe però caratterizzato la successiva serie di banconote che sarà ideata negli anni Settanta.