Nello studio di Giacomo Pardini la biografia delle 523 monete rinvenute negli scavi archeologici della Regio VIII, insula 7,1-15 di Pompei.
Rinvenimenti monetali e circolazione a Pompei. Le monete dalla Regio VIII, 7,1-15 è l’ultima fatica di Giacomo Pardini, ricercatore in Numismatica antica presso il dipartimento di Scienze del patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Salerno e docente di Numismatica alla Scuola di specializzazione in Beni archeologici dello stesso ateneo.
Nel ponderoso volume, Volume edito con il sostegno dell’Università degli Studi di Salerno e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, lo studioso pubblica le 523 monete recuperate nello scavo della Regio VIII, insula 7,1-15 di Pompei, nell’ambito delle indagini archeologiche condotte tra il 2005 e il 2009, in seno al Pompeii Archaeological Research Project: Porta Stabia dell’University of Cincinnati.
«Studiare la moneta a Pompei – spiega l’autore – significa analizzare e percepire l’incidenza che questo strumento ha avuto nelle attività economiche e sociali del mondo antico, indagarne i movimenti, l’uso che ne è stato fatto, i contesti che l’hanno restituita. Ma significa anche provare ad avvicinare e percepire una storia culturale, quella di un Mediterraneo che nel passato comunicava, nonostante guerre e divisioni, molto meglio rispetto a oggi, in cui transitavano uomini e merci, idee e monete, appunto». E Pompei è infatti caratterizzata nell’arco di tutta la sua vita dall’eterogenea e disinvolta presenza di moneta “mediterranea”. Studiare la moneta utilizzata a Pompei significa dunque tentare di recuperare e comprendere meglio quel ruolo di oggetto sociale che la moneta ha rivestito nel mondo antico e che, anche se con notevoli differenze, riveste ancora.
Il lavoro si pone come contributo aggiornato su presenze e circolazione monetale a Pompei tra il IV secolo a.C. e il 79 d.C. Nonostante i risultati dell’indagine stratigrafica e dei materiali siano ancora inediti, si è cercato di ricontestualizzare le monete rinvenute, ricollocandole nei rispettivi periodi storici e fornendo una periodizzazione generale del contesto numismatico studiato, restituendo così una dimensione diacronica e rendendo possibile una serie di riflessioni, che potranno essere perfezionate successivamente, al fine di comprendere meglio il comportamento della moneta nei diversi momenti di vita della cittadina, cogliendone evoluzione e modi della circolazione.
Nel volume viene inoltre riservata una specifica attenzione a un gruppo di monete i cui rinvenimenti mostrano un indice di attestazione assai elevato in tutti gli scavi dell’area vesuviana, Pompei compresa, e ancora in quelli di Salerno e della sua provincia, fino a Velia. Si tratta delle monete di Ybshm/Ebusus e Massalia, e di un gruppo di imitazioni locali ad esse strettamente correlate, che fanno la loro comparsa intorno alla seconda metà del II secolo a.C. e resteranno in uso fino alla prima età imperiale. Se ne è indagata la cronologia e la distribuzione all’interno della città per comprendere i motivi del loro arrivo in Campania e le ragioni della produzione di queste monete di necessità che imitano principalmente i tipi di Marsiglia e dell’isola di Ibizia.
Il lavoro si è avvalso dell’ausilio delle scienze esatte per cercare di rispondere ad alcune domande e sperimentare nel contempo tecniche di indagine scientifica per una migliore conoscenza dei reperti numismatici e, di conseguenza, per una loro adeguata tutela e valorizzazione. Le indagini archeometriche si sono perlopiù concentrate sul nucleo di monete appena descritto, con lo scopo di fare ordine al loro interno (nel senso di offrire un tentativo per una corretta interpretazione e collocazione dei tipi che caratterizzano queste emissioni, individuando elementi oggettivi di discrimine tra prototipi e copie) e per rispondere alle domande che si pongono tutti i numismatici: chi ha coniato queste monete? dove e quando sono state prodotte? come, quando e quanto sono circolate?