(di Roberto Ganganelli) | Quanto ci sia da approfondire ancora sulla produzione, anche recente, delle officine monetarie italiane, pur limitandosi a periodi cronologicamente brevi, lo dimostra questo volumetto di 60 pagine frutto del lavoro di Pietro Magliocca e che ha visto la luce grazie a due giovani realtà commerciali del settore numismatico italiano, Neacoins e ACM Aste. Due realtà alle quali va il merito di aver voluto finanziare un’opera molto specialistica su un momento cruciale nella monetazione del Regno delle Due Sicilie iniziato quando, nel 1796, si pose mano alla monetazione in rame, che necessitava di riordino per garantire la regolarità e la prosperità dei commerci.
L’autore prende in esame, in una serie di saggi, argomenti specifici ad iniziare dalla moneta da 10 tornesi del 1796 della quale si ripercorrono, documenti d’archivio alla mano, la genesi e la produzione per poi passare ai 5 tornesi del 1797-1798 e quindi a quella da un grano (12 cavalli) che, al pari degli altri nominali, viene presentata nelle diverse e interessanti varianti con un apparato di immagini a colori che impreziosisce l’opera. A seguire, Pietro Magliocca si sofferma “Su una strana moneta da 20 grana del 1798” di peso assai calante rispetto agli standard e la cui origine si rivela, nel saggio, motivata da una serie di ampie considerazioni storiche e documentali.
Non manca un capitolo dedicato alla monete a nome di Ferdinando IV di Borbone battute nel periodo repubblicano di fine XVIII secolo, capitolo nel quale non manca – tuttavia – un excursus dettagliato sulle coniazioni con i simboli della Repubblica Partenopea. Ciò che spicca, in questa sezione, è tuttavia l’attenzione con la quale l’autore, a partire dall’analisi di numerosi esemplari e dal confronto dei relativi conii, ha potuto attribuire al periodo giacobino una serie di monete con l’effigie del sovrano.
Ricchissima e ancora in parte da esplorare è, del resto, la storia dell’officina monetaria partenopea: una zecca che meriterebbe un’opera ampia ed esaustiva quale, ad esempio, è quella di Lorenzo Bellesia per Lucca. Un’opera che sappia coniugare il catalogo delle emissioni con i quadri storici e l’incrocio delle fonti documentali, con quel metodo basato su una curiosità inesauribile che contraddistingue Pietro Magliocca e che, ci auguriamo, possa portare presto nuovi frutti.