“IL SANTO” E LA SUA BASILICA
RISPLENDONO SUI NUOVI ORI VATICANI 

(di Roberto Ganganelli) | La Basilica di Sant’Antonio, a Padova, è uno dei luoghi di culto più noti della Cristianità, a motivo della diffusa devozione per quel monaco francescano nato a Lisbona nel 1195, che viaggiò attraverso il sud della Francia e l’Italia settentrionale entusiasmando i fedeli con i suoi sermoni. Antonio morì a Padova nel 1231 e già l’anno successivo, a motivo della sua riconosciuta fama e fede, venne elevato alla gloria degli altari.

Originariamente sorgeva, al posto della Basilica, un piccola cappella dedicata a Maria Mater Domini, che oggi è integrata nella Basilica e che ospita, tra l’altro, la tomba di colui che è indicato per antonomasia come “il Santo”. Nel 1229 accanto alla cappella fu costruito un monastero e poco dopo la canonizzazione s’iniziò la costruzione della grande basilica. Così, alla prima chiesa francescana seguirono presto le due navate laterali e le numerose cupole, torri e cappelle.

Punto culminante di ogni pellegrinaggio e di ogni visita alla Basilica di Sant’Antonio è la Cappella delle Reliquie dove, in una piccola stanza, si può ammirare il reliquiario, incorniciato in oro, contenente la lingua, non decomposta, di Sant’Antonio, la sua mandibola con cinque denti ed alcuni altri resti mortali del santo, la sua bara ed una delle sue vesti. Così, dopo i santuari della Madonna di Pompei e di quella di Loreto, la serie numismatica vaticana fa tappa quest’anno proprio a Padova, omaggiando Antonio e la sua basilica con due coniazioni da 20 e 50 euro in oro in commercio dal 5 ottobre. Si conclude in tal modo il ciclo triennale celebrativo delle Delegazioni Pontificie.

La classica iconografia del Santo con il Bambino in braccia e il fiore di giglio sui 20 euro del Vaticano (source: UFN SCV)


Il 20 euro in oro proof, opera dell’artista Mariangela Crisciotti, è ispirato all’immagine classica di Sant’Antonio che appare nelle sembianze di un giovane religioso, con Gesù bambino fra le braccia ed un fiore di giglio in mano. Il saio ricorda la sua appartenenza all’Ordine francescano mentre il Bambino, oltre a ricordare la visione di Camposampiero, esprime il suo attaccamento all’umanità del Cristo e allo stesso tempo alla sua intimità con Dio. Il giglio infine rappresenta la sua purezza e la lotta contro il demonio, fin dall’infanzia.

La moneta 50 euro proof, modellata da Patrizio Daniele, rappresenta invece la maestosa facciata della Basilica, che non solo è il principale monumento di Padova ma anche uno tra i maggiori capolavori d’arte del mondo. Se nell’insieme il maestoso edificio palesa un forte influsso della Basilica di San Marco in Venezia, nelle strutture massicce e imponenti è prettamente romanico, mentre l’intera parte absidale slanciata e con le nove cappelle a raggiera appartiene al più puro gotico. Queste diverse e contrastanti caratteristiche sono fuse in un insieme del tutto originale, che a prima vista distingue la Basilica da ogni altro luogo di culto medievale.

L’imponente facciata della basilica di Padova sui 50 euro modellati da Patrizio Daniele (source: UFN SCV)


Entrambe le monete presentano al dritto versioni dello stemma di papa Francesco e sono state coniate, come consuetudine, dall’IPZS per conto del Governatorato Vaticano: la 20 euro – su conii incisi da Maria Angela Cassol – pesa 6 grammi per 21 millimetri di diametro ed è stata battuta in 1900 esemplari; i 50 euro – su conii bulinati da Luciana De Simoni – pesano invece 15 grammi ed hanno un diametro di 28 millimetri, con un contingente di 1800 pezzi. Entrambe le pezzature hanno titolo di 917 millesimi e taglio zigrinato; alla fonte, presso l’UFN del Vaticano, le due monete hanno un costo rispettivamente di 330 e 824 euro.