(a cura della redazione) | Correva l’anno 1942 e il rame, negli Stati Uniti d’America come nel resto del mondo in guerra, era considerato un materiale strategico. Perché allora – si chiese qualcuno al Dipartimento del Tesoro e al War Production Board – continuare a sprecarne tonnellate e tonnellate per produrre centesimi di dollaro? Fu così che con l’approvazione della U.S. Mint un’azienda privata, la Blue Ridge Glass Company di Kingsèport, nel Tennessee, iniziò a sperimentare nuovi metodi per realizzare centesimi in vetro temperato.
L’esperimento, come la numismatica a stelle e strisce ci insegna, non ebbe seguito e di quei pochi esemplari “coniati” in vetro ne sopravvissero appena due, di cui uno rotto a metà ed uno solo integro. Questo eccezionale esempio di “progetto” è andato all’asta il 6 gennaio scorso a Fort Lauderdale, in Texas, presso la casa di vendite Heritage ed ha spuntato, dopo un’accesa contesa tra un collezionista in sala e uno al telefono, un prezzo finale di ben 70.500 dollari.
La Blue Ridge, nel 1942, ebbe molte difficoltà nel processo di realizzazione dei centesimi in vetro. Per imprimere dischetti di questo materiale, infatti, sia il vetro che gli stampi dovevano essere molto caldi – appena al di sotto della temperatura di fusione di vetro – quindi il vetro doveva essere raffreddato rapidamente per preservare i dettagli della modellazione. Dopo “il conio”, la moneta – di colore giallo ambra – doveva essere levigata manualmente lungo il bordo e, per questo, ogni esemplare risultava diverso dagli altri sia nell’impressione dei dettagli che nel peso.
Dopo aver considerato varie alternative – oltre al vetro, anche la plastica e persino la gomma, la zecca degli Stati Uniti alla fine decise di realizzare i centesimi in acciaio zincato dal 1943. Così, dei circa cento esemplari di prova in vetro non ne rimasero che due uno dei quali – quello venduto da Heritage – divenuto col tempo più prezioso dell’oro.