Ad essere rappresentate sono, in primo luogo, le abbondanti e prolungate produzioni del capoluogo, Perugia, sia quelle relative al periodo comunale che alla successiva dominazione pontificia (inclusi i quattrini della Guerra del Sale, 1540, quando la città si ribellò a Paolo III); accanto a queste, la collezione ha annoverato monete pertinenti alla lunga attività della zecca di Gubbio, come pure svariati esemplari coniati a Foligno e a Spoleto, unitamente a coniazioni riferibili alle estemporanee esperienze monetarie di Orvieto e di Terni. Tra i prodotti di quest’ultima zecca, operativa per pochissimi mesi nel 1797, figura tuttora una pregevolissima muraiola da 4 baiocchi dono del “re numismatico” Vittorio Emanuele III della quale sarà interessante, più avanti, approfondire la storia.
La collezione Bellucci, il cui nucleo portante si è formato tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, nel corso degli ultimi decenni si è ulteriormente arricchita con esemplari acquisiti presso ditte numismatiche italiane ed europee tra le quali Ratto, Crippa e Baranowsky, Münzen und Medaillen e Tkalec. Già a cavallo tra Ottocento e Novecento, tuttavia, sia il professor Giuseppe Bellucci che la figlia potevano contare su una rete di contatti e di corrispondenti in Italia e all’estero i quali, per i rispettivi ambiti di competenza, segnalavano loro reperti e monete di potenziale interesse per l’acquisto; altre acquisizioni – anche se non rimangono, in tal senso, indicazioni precise – avvennero invece, con ogni probabilità, sul fiorente mercato antiquario cittadino e presso privati e raccoglitori umbri.
Presso gli eredi Bellucci sono conservati ancora oggi parte dei carteggi intercorsi tra Giuseppe, Ada e mercanti del settore numismatico; la studiosa disponeva inoltre di una piccola biblioteca specializzata, tuttora integra e, “in nuce”, costituita già dal padre con alcuni testi italiani ad iniziare, ovviamente, dalla fondamentale opera di Giovan Battista Vermiglioli edita a Perugia nel 1816 per i tipi di Vincenzo Baudel (“Della Zecca e delle Monete perugine”) e, in seguito, integrata con il XIV volume del “Corpus Nummorum Italicorum” di Vittorio Emanuele III edito nel 1933 e dedicato alle zecche dell’Umbria e alle officine minori del Lazio, oltre che da monografie ed estratti in lingua italiana, francese e tedesca. Si conservano tuttora, infine, gli espositori in legno realizzati nel 1907 per l’Esposizione di Arte Antica Umbra ed alcuni cartellini aggiunti al momento dell’acquisizione a parte degli esemplari della raccolta numismatica oltre, naturalmente, alle pubblicazioni in estratto – oggi rarissime – di cui la Bellucci fu autrice tra l’ultimo decennio dell’Ottocento ed il primo del secolo seguente.