La scelta ricadde su di essa, probabilmente perla facilità di comunicazioni con la Numidia, ma soprattutto con Roma stessa. Giuba iniziò, come gli altri regnanti vassalli dell’epoca, un programma di ellenizzazione monumenatale della città con un teatro (iniziato nel13 a.C.), un foro cittadino, un porto, un palazzo reale con una importante biblioteca, i cui testi provenivano nientemeno che dalla biblioteca di Alessandria. Così come Erode a Sebaste, Giuba edificò un tempio dedicato ad Augusto e riportato tetrastilo od esastilo sugli stessi denari in argento.(Mazard da 144 a 156) Tali denari partono da una datazione, ove presente, corrispondente al 30° anno di regno, ovvero dal 4-5 d.C.; una data che sta a dimostrare la edificazione del tempio con Augusto ancora in vita, a testimonianza della diffusione anche in questa regione dell’impero di un culto imperiale. Lo stesso dicasi di denari raffiguranti un altare dedicato ad Augusto e riportanti la legenda LVCVS AVGVSTI. Anche questi infatti riportano una datazione a partire dal trentunesimo anno di regno di Giuba (Mazard 157-161).
La somiglianza di questo tipo con i denari emessi a Roma in occasione del ritorno di Augusto e la dedica in suo onore nel 19 a.C. dell’altare della Fortuna Redux presso porta Capena, mentre le due piante ai lati richiamano le due piante di alloro simboleggiate in alcuni denari di Augusto e che rappresentavano quelle piantate dal senato davanti alla sua abitazione nel 27 a.C.
Il secondo centro della regione era Volubilis, seguito da altri centri abitati più piccoli come Lixos, posto sulla costa atlantica e ritenuta dalla leggenda come la sede dei Giardini delle Esperidi, luogo dell’ultima fatica di Ercole, tanto che i Mauretani vantavano una discendenza dallo stesso. E’ per questo che Giuba, anche in connessione con la stirpe della moglie che vantava degli antenati dallo stesso Alessandro Magno, ricercò spesso una connessione fra il suo regno ed Eracle. Ne è testimonianza il fatto di farsi ritrarre con la pelle di leone sul diritto di alcuni denari e la raffigurazione sul rovescio di attributi come la pelle di leone, l’arco e la clava. (Mazard 177-180). Molte altre monete raffigurano elementi che richiamano il mito di Eracle, quali appunto la pelle di leone, la clava, il vaso sacro, ecc… Tutto ciò spiega ancor più il legame che univa il re con la città spagnola di Gades, dove esisteva un importante santuario dedicato ad Eracle/Melkart.