La maggiore risorsa economica della Mauretania era, come è noto, il grano, tanto che il grano africano da solo poteva provvedere per le necessità di Roma per otto mesi dell’anno. Alte fonti economiche per il regno erano la pesca, anche sottoforma di produzione di “garum” e di tintura di porpora. Entrambi questi prodotti derivano infatti dalla pesca e la regione della Mauretania e del Sud della Spagna erano rinomate proprio per la qualità di questi prodotti. In particolare per la produzione della porpora getulica, rinomata tanto da essere riportata da Plinio, Giuba utilizzò delle isole lontane dalla costa, entrando in concorrenza nientemeno che con un’altra città famosa per questa produzione come Tiro. Altri prodotti da esportazione erano l’olio di oliva, la frutta secca, l’ambra, il rame, l’avorio, carboncino, legname da costruzione e legno di cedro. Le attività produttive del paese erano importanti, tanto da essere stigmatizzate su un’ampia produzione di denari prodotti e raffiguranti sul rovescio una, o due cornucopie (Mazard 240–252 e 265–269), mentre il rapporto con il mare, così importante per le rotte commerciale e produzioni varie, viene richiamato da monete con il delfino (tanto caro alla monetazione di Gades) ed il tridente,o la cornucopia con il tridente, con chiaro riferimento a Nettuno (Mazard 253–258 e 260–264).
Il commercio veniva intrattenuto con l’Italia, ma anche con la Spagna, dove Giuba intratteneva ottimi rapporti, già dai tempi del suo viaggio in Spagna durante la spedizione di Augusto, e testimoniati dal fatto che ricoprì la carica onoraria di “duumvir” sia a Gades che a Carthago Nova, testimoniato da alcune emissioni locali.
I principali centri del regno erano Volubilis e Iol, le precedenti capitali di Bugudes e Bocco. In particolare Giuba scelse come capitale Iol (odierna Cherchel), che presto prese il nome di Caesarea, come testimoniato da alcune emissioni riportanti il nome della città a partire dal 6 d.C. (Mazard 228- 235)