(di Amedeo Imperatori) | Domenica 5 giugno 2016, papa Francesco ha canonizzato – in una Piazza San Pietro gremita di fedeli giunti da ogni parte d’Europa con numerosi svedesi cristiani e luterani suor Maria Elisabetta Hesselblad, fondatrice dell’Ordine del SS. Salvatore, di ispirazione brigidina. Santa Maria Elisabetta nasce in Svezia nel 1870 e muore a Roma il 24 aprile 1957. A metà del XX secolo dà inizio ad un“germoglio” brigidino. Il primo monastero dell’Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida fu fondato nel 1369, quando giunsero da Roma delegati speciali inviati da Brigida con il compito di iniziare i lavori di trasformazione, in monastero, del castello reale di Vadstena, donato alla santa nel 1346 dal re Magnus Eriksson. Nel periodo della riforma l’Ordine fondato da S. Brigida subì un arresto nella sua diffusione e iniziò un lento declino.
Sotto l’azione dello Spirito Santo suor Maria Elisabetta Hesselblad diede inizio al ripristino dell’Ordine brigidino, che pur aggiornato secondo le istanze dei nuovi segni dei tempi, rimase fedele alla tradizione brigidina per l’indole contemplativa, la celebrazione solenne della liturgia, l’aspetto apostolico e l’impegno costantead operare per l’unità della Chiesa con una piena adesione e devozione al romano pontefice.
Questa fondazione, ben radicata sull’antico ceppo brigidino, ebbe inizio l’8 settembre del 1911 e fu approvata dalla Santa Sede in modo definitivo il 2 dicembre 1940. Il 10 aprile del 1931 il Vaticano concesse all’Ordine fondato da suor Maria Elisabetta, a tempo indeterminato, la Chiesa di Santa Brigida insieme al convento oramai abbandonato dalle carmelitane. Da questo momento la chiesa fu sempre più visitata da svedesi cattolici e luterani. Nel 1943, quando Roma era in mano ai nazisti, Maria Elisabetta (mettendo a rischio la propria vita) ospitò senza alcun distinguo ebrei, poveri, rifugiati, comunisti italiani, tedeschi e polacchi. In una lettera inviata a sua sorella Eva scrisse: “Quaggiù viviamo in condizioni assai difficili, ma la Provvidenza di Dio ci assiste in molti modi meravigliosi. Abbiamo ancora la casa piena di profughi, in quest´anno di afflizione”.
Ebbe una fruttuosa amicizia con l’allora rabbino di Roma, Eugenio Zolli, che divenne cattolico nel 1946. Donò le sue preghiere ed i frequenti disturbi fisici a favore dell’unità dei cristiani. Nel 1946 venne fondata a Roma l’Associazione per l’unità dei cristiani “Unitas”, a cui fece seguito la rivista omonima diretta dal teologo gesuita padre Carlo Boyer. La beata offrì pieno appoggio alla lodevole iniziativa ed ottenne che la casa di piazza Farnese fosse la sede dell’associazione. Nel gennaio del 1955 il re Gustavo VI di Svezia volle attribuirle l’onorificenza di commendatore dell’Ordine della Stella del Nord, a motivo delle numerose opere da lei concepite e portate a termine.
Il 24 aprile del 1957, alla veneranda età di 87 anni, morì nella casa generalizia di Piazza Farnese, dopo aver sopportato tante sofferenze dovute ad una malattia cardiaca. Fu sepolta al cimitero del Verano. La gente povera e semplice da subito la considerò santa oltre che madre dei poveri e maestra dello spirito. Per la recente canonizzazione, la Presidenza della Casa Generalizia ha fatto coniare una medaglia commemorativa commissionandola al maestro Mauro Baldessari e alleofficine artistiche della Colombo Medaglie.