Il 16 maggio 1412 Giovanni Maria Visconti cadde vittima di una congiura ordita da numerosi esponenti della nobiltà milanese. In quello stesso giorno spirò, nel castello di Pavia, colui che era stato negli ultimi anni il vero padrone dello Stato visconteo: Facino Cane. Legittimo erede del Ducato era Filippo Maria Visconti, fratello di Giovanni Maria e secondogenito del primo duca di Milano Gian Galeazzo. Egli però si trovava in quel momento a Pavia e la capitale rimase in balìa dei congiurati che, appena compiuto il delitto, cavalcarono per la città proclamando signori di Milano i discendenti di Bernabò: Estore e Gian Carlo Visconti. La parte principale nella sovranità su Milano spettava probabilmente a Gian Carlo come legittimo discendente di Bernabò, Estore era figlio illegittimo. Infatti sulle monete – grosso, sesino e bissolo – che i due signori coniarono nel brevissimo tempo, da maggio a giugno, del loro dominio su Milano il nome Gian Carlo è sempre riportato prima di quello dello zio Estore. Nella monetazione di Gian Carlo ed Estore Visconti non compare il titolo DVX MEDIOLANI, ma quello di DOMINI MEDIOLANI. Raramente le legende sono del tutto visibili a causa di tosature o per l’imperfetta battitura data dalla scarsità di tempo per il veloce succedersi degli eventi.
Il grosso venne coniato per la prima volta in Italia sul finire del XII secolo. I primi esemplari lombardi si fanno risalire all’epoca di Bernabò e Galeazzo II Visconti. Questa moneta rappresentava, come da consuetudine, l’effigie di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, oltre a una prima raffigurazione del biscione visconteo che poi diverrà uno dei simboli della città milanese per antonomasia. I grossi avevano una scarsa presenza di metallo nobile con un titolo argenteo generalmente inferiore ai 400 millesimi; il tipo riportato ha un peso di g. 2,44 e un diametro di 24 millimetri, il suo corso variava dai due soldi e mezzo ai tre soldi. La coniazione di questo tipo di nominale, da parte del dissidente Estore, dimostra la grande vivacità economica della città di Monza e del suo contado, territorio al centro di tutte le principali arterie commerciali brianzole, lecchesi e comasche da e per Milano.
Sul dritto è raffigurato il biscione visconteo coronato e fiancheggiato dalle lettere H E in una doppia cornice quadrilobata con fiori agli angoli esterni entro un contorno perlinato. La legenda parte da una piccola rosa e prosegue con HESTOR . VICECOMES . MODOETIE . 3 . C. Sul rovescio è effigiato sant’Ambrogio in trono mitrato e nimbato, stringe nelle mani lo staffile e la pastorale. La legenda parte con S . AMBROSIV . NOSTER . Del grosso monzese di Estore Visconti sono conosciute ben cinquantacinque piccole varianti di legenda, tutte elencate nel IV volume del “Corpus Nummorum Italicorum” dedicato alle zecche minori della Lombardia. A proposito del signore di Monza, è interessante un articolo che racconta la vicenda delle sue spoglie, mummificate e ancora oggi visibili in una nicchia del chiostro del Duomo della città. Leggi qui l’articolo.