(di Roberto Ganganelli) | Francesconi, mezzi francesconi, doppi paoli e paoli, mezzi paoli e monete da due crazie: su tutte queste tipologie a nome di Ferdinando III d’Asburgo Lorena, decimo granduca d’Etruria (nei periodi 1790-1801 e 1814-1824) campeggia un motto latino tratto dai “Salmi” (n. 118, v. 142) che significa “La tua legge [è] la verità” a circondare uno stemma di forma sannitica coronato e inquartato, caricato di scudetto Lorena, Austria e Toscana con collare del Toson d’oro sovrapposto a croce di Santo Stefano, all’esergo PISIS (francescone), uno stemma ovale coronato e partito di Lorena, Austria e Toscana con collare del Toson d’oro sovrapposto a croce di Santo Stefano, all’esergo PISIS (mezzo francescone), uno stemma ovale o rotondo coronato e partito di Lorena, Austria e Toscana con collare del Toson d’oro sovrapposto a croce di Santo Stefano (due paoli, paolo), uno stemma rotondo coronato partito di Lorena, Austria e Toscana con collare del Toson d’oro sovrapposto a croce di Santo Stefano (mezzo paolo) oppure uno stemma di forma sannitica coronato e partito di Lorena, Austria e Toscana (due crazie).
Anche se recano il nome di Pisa, queste furono battute a Firenze. Secondo alcuni studiosi, le monete battute dal 23 marzo 1799 al 9 febbraio 1801 dai tre governi che si susseguirono dopo l’occupazione della Toscana da parte dei Francesi e la partenza del granduca per Vienna sono da considerare monete di necessità. Mario Traina, ne “Il linguaggio delle monete”, non avanza alcuna ipotesi sulla motivazione di tale legenda che, tuttavia, si potrebbe intendere in prima battuta come espressione di devozione religiosa della casa d’Asburgo Lorena nei confronti della religione cattolica ma anche – circondando lo stemma granducale – come un invito a tutti i cittadini, neppure tanto velato, a non mettere in discussione l’autorità del sovrano e le sue decisioni.