(di Roberto Ganganelli) | Francesco Muntoni classifica questa moneta come un quarto di ducato da due giuli e mezzo, secondo Mario Traina – vedi “Il linguaggio delle monete” – si tratta forse di un piédfort del testone o di un doppio testone: sta di fatto che l’argenteo tondello del peso di circa 8 grammi a nome di Giulio III Ciocchi del Monte di cui parliamo risulta una delle emissioni pontificie più rare del XVI secolo. “GENS ET REGNVM QVOD NON SERVIERIT TIBI PERIBIT” si legge sul rovescio, in sei righe entro una corona d’alloro con in fondo le lettere AC (attribuite allo zecchiere Bartolomeo Canobio), mentre il dritto è dominato dal ritratto papale rivolto a destra con paramenti solenni e triregno sul capo. La legenda latina è tratta dal Libro del profeta Isaia (cap. 60 v. 12, per l’esattezza), e fa parte del testo risalente, secondo i biblisti, al periodo dopo il ritorno dall’esilio da Babilonia, in cui sono riportati oracoli contro l’idolatria e inni di speranza nella conversione delle nazioni pagane.
Secondo Muntoni, che si rifà a Saverio Scilla, la legenda sulla moneta ricorda l’obbedienza prestata da tutti i sovrani d’Europa non protestanti; secondo altri si allude allo scisma consumato con la Chiesa d’Inghilterra o al rientro nella Chiesa di Roma dei Monofisiti d’Armenia (coloro che negavano la duplice natura divina ed umana di Cristo). Tenuto conto della data indicata sulle medaglie con lo stesso soggetto (1552) e della legenda che si rifà al 60° capitolo del profeta Isaia (l’esaltazione della Chiesa di Roma e la sconfitta delle Chiese separate), la moneta dovrebbe ricordare il ritorno, sia pure temporaneo, dell’Inghilterra in seno alla Chiesa di Roma con l’ascesa al trono della regina Maria I Tudor (1553) detta, a seconda dei punti di vista, “Maria la Cattolica” o “Maria la Sanguinaria”.
Sottolinea invece Adolfo Modesti come con la stessa impronta e legenda furono emesse anche medaglie in argento e bronzo, che si distinguono dalle monete, oltre che per il peso, per la mancanza delle lettere AC (che Modesti ritiene più probabile indicative dell’incisore Alessandro Cesati, detto “il Grechetto”). La stessa legenda si ritrova sulla medaglia annuale dell’anno II, 1879, di Leone XIII commemorativa dell’enciclica “Quod apostolici muneris”, promulgata nel 1878 contro le teorie “sovversive” del comunismo, del socialismo e del nichilismo.