(di Roberto Ganganelli) | Alessandro I Pico (nato nel 1566, sul trono dal 1602 al 1637), principe, poi duca di Mirandola, nella sua bella monetazione annovera sia un doppio scudo che uno scudo in argento (ducatone secondo Lorenzo Bellesia, che mette in dubbio l’esistenza del doppio scudo) sui quali compare la legenda latina CERTO NVNC PEDE. Mario Traina, ne “Il linguaggio delle monete”, fa notare come tali parole siano ispirate al verso 158 dell’“Arte poetica” di Orazio (“Certo pede”) e come sul rovescio della moneta – al dritto campeggia un marziale ritratto corazzato di Alessandro con nome e titoli – sia raffigurata una elegantissima personificazione della Fortuna con ramoscello di alloro nella destra, il piede destro poggiato su un cubo, il sinistro su una sfera, lo sguardo rivolto verso il vento che le scompiglia i capelli.
Per Ravegnani-Morosini (1984, III, p. 59, n. 4) la sfera indica universalità ed eternità e il cubo, cioè la pietra angolare, la religione, mentre il ramo di alloro dovrebbe simboleggiare la facoltà della Fortuna di premiare chi vuole. Anche Chevalier-Gheerbrant (1999, p. 381) interpretano la coppia cubo-sfera come simbolo di totalità celeste e terrestre. Questa moneta sarebbe stata battuta, sempre secondo Ravegnani Morosini, che si rifà al Litta, per ricordare il conferimento del titolo di duca da parte dell’imperatore Mattia ad Alessandro.
Per Bellesia (1995, “La Zecca dei Pico”, p. 169) la moneta sarebbe invece stata ispirata dalla legittimazione di Galeotto a succedere al padre naturale Alessandro, legittimazione concessa dall’imperatore all’inizio del 1617: “Per questo la Fortuna della Mirandola avanza ora con passo sicuro, guardando spavaldamente a tutte le avversità, rappresentate dalle folate di vento che le scompigliano i capelli”. Secondo una diversa interpretazione, invece, Mirandola, abbandonata l’immobilità cui l’aveva costretta l’assenza di un erede di Alessandro, può ora affrontare con sicurezza il mondo, rappresentato dal globo.
Il ducatone (o scudo), probabilmente realizzato su conii incisi dallo zecchiere Antonio Rivarolo (come attesterebbero le iniziali A R sotto il busto al dritto) misura la bellezza di 48 millimetri di diametro per un peso prossimo ai 32 grammi. Si tratta di una delle più belle monete del Seicento italiano, nonché di una delle maggiori rarità della numismatica preunitaria.