TRA STORIA E NUMISMATICA: LE RARE MONETE DELLA CONGIURA DEI BARONI

Questi eventi portarono all’alleanza tra i baroni ed Innocenzo VIII che, in qualità di signore feudale del Regno di Napoli, depose Ferrante. La rivolta armata iniziò il 26 settembre 1485 all’Aquila, dove venne sconfitto il presidio napoletano e venne dichiarata la sovranità effettiva del pontefice sulla città. Ovviamente la zecca cittadina si adeguò immediatamente al cambio di autorità ed iniziò a coniare un nominale in rame tipicamente napoletano, il cavallo (valore pari ad un denaro, corrispondente a 1/12 di grano d’argento), ma recante al dritto i simboli ed il nome del pontefice. Al rovescio si decise di imprimere lo stemma della città (un’aquila coronata) e la legenda AQVILANA LIBERTAS.

002Un bell’esemplare di cavallo coniato a L’Aquila sotto Innocenzo VIII (source: Numismatica Ranieri)


Il significato di propaganda della moneta risulta quindi evidente: Innocenzo VIII non solo ha appoggiato la rivolta ma se ne è fatto in un certo senso addirittura padrino, dichiarando ora finalmente libera la città abruzzese dal dominio degli odiati Aragonesi. Il cavallo (peraltro unica moneta coniata a L’Aquila nell’intera serie delle coniazioni pontificie) è conosciuto in due micro-varianti classificate nell’opera redatta da Francesco Muntoni ai numeri 17 e 18. Possiamo parlare di micro-varianti in quanto l’unica differenza tra le due monete consiste nell’impugnatura delle chiavi poste al dritto che nella prima sono ad impugnatura trilobata mentre nella seconda sono ad impugnatura tonda.