(di Roberto Ganganelli) | Cultore di esegesi biblica e di monetazioni classiche, Federico De Luca è ben noto ai nostri lettori, oltre che per i suoi articoli, per aver pubblicato nel 2013 il volume “Apocalisse. La soluzione dell’enigma” nel quale, avvalendosi anche delle numismatica e dei suoi documenti, ha proposto un’inedita interpretazione dell’ultimo dei libri della “Bibbia”. Dopo appena due anni, l’autore torna ad affascinarci con un’opera data alle stampe dalla Editrice Diana e dall’Associazione Culturale “Italia Numismatica” (collana “Nummus et Historia”, n. XXIX) dal titolo “I numeri svelati. Alla scoperta delle notazioni numeriche riportate sulle monete greche”. “La moneta greca – si legge infatti in quarta di copertina – oltre che un capolavoro artistico è un capolavoro di comunicazione d’informazioni” dal momento che le polis davano “notizie di sé” nel metallo attraverso immagini di divinità e di miti, di eroi e di perfino di oggetti quotidiani, ma strettamente legati alla storia, all’economia, alla tradizione di ogni singolo contesto.
Molte monete di epoca classica, del resto, oltre all’etnico che ne identifica esplicitamente l’autorità emittente recano simboli, spesso considerati come indicativi dei magistrati monetali in carica o come segni di controllo. Simboli che De Luca interpreta, invece, dopo una puntuale ricerca e una lunga serie di riscontri, come parte di un sistema di comunicazione numerico (dal momento che, nel greco antico, i numeri erano indicati con lettere dell’alfabeto) destinato a fornire informazioni sia sul taglio delle varie emissioni che sul numero di pezzi coniati per ciascuna di esse. Un livello di sintesi e di astrazione elevato, dunque, caratterizza secondo l’autore del libro quei gruppi di lettere finora avvolti dal mistero o da interpretazioni generiche e, spesso, non riscontrabili né attraverso fonti dirette né indirette. Un vero e proprio “sistema di controllo del circolante” che è riduttivo definire sofisticato per l’epoca, ma che, a ben vedere, non stupisce visto il livello raggiunto dalla civiltà greca in tanti campi del aspere. E “L’ipotesi – scrive Maria Caccamo Caltabiano nella “Prefazione” – appare assai suggestiva e interessante anche perché è indubbio che fosse necessario tenere il conto, quindi ‘controllare’ il numero delle monete emesse”.
La copertina del nuovo libro di Federico De Luca (source: archive)Ad un capitolo introduttivo dedicato ai sistemi di numerazione greci e ad un primo approccio alla nuova teoria di interpretazione numerica dei monogrammi presenti sulle monete classiche, De Luca fa seguire una sezione dedicata alle emissioni di Alessandro Magno (ricca anche di belle illustrazioni) ed una sui diadochi ed i re ellenistici, altrettanto dettagliata e corredata di esempi spiegati passo passo. Anche la monetazione di Corinto finisce sotto la lente con i suoi stateri al tipo del pegaso, come pure accade per le tetradracme di Agatocle recanti il celeberrimo profilo di Aretusa. Una serie, dunque, di “casi esemplari” rispetto ai quali la teoria dell’autore appare del tutto calzante e che si chiude con un capitolo dedicato, non a caso, alle monete di Velia, città per la quale De Luca si spinge ad analizzare anche la produzione di mattoni e laterizi sulla quale si riscontra un uso simile di simboli numerici “criptici” i quali, invece – come nel caso delle monete – sarebbero indicativi di lotti e quantitativi di produzione.
Numismatica e archeologia, ancora una volta, mostrano dunque la loro stretta correlazione come pure rivelano quanto, ancora oggi, vi sia da approfondire a proposito di quei tondelli coniati oltre due millenni or sono e che scatenano la passione e l’interesse di tanti studiosi e collezionisti. De Luca, dimostrando ampia conoscenza della cultura e delle lingue classiche, oltre che della scienza delle monete, lancia dunque una sfida sia ad alcune teorie finora accettate come “definitive” sia alla nostra curiosità fornendoci uno strumento di approfondimento e aprendoci un punto di vista sulla numismatica greca quanto mai intrigante ed originale.