(di Eleonora Giampiccolo, courtesy “HISTORA MVNDI” N. 5 – 2016) | Il 31 maggio 1715, il pontefice Clemente XI, con la bolla “Ubi primum”, indisse un Giubileo universale contro i Turchi, ordinando una solenne processione il martedì dopo la festa di Pentecoste dalla basilica di san Pietro alla chiesa di Santo Spirito in Sassia. La medaglia del 29 giugno 1716, annuale dell’anno XVI di pontificato di Clemente XI, commemora proprio la ripresa delle ostilità militari contro i Turchi. La sua realizzazione venne affidata ad Ermenegildo Hamerani, subentrato al padre Giovanni nel 1705, il quale rappresentò, al dritto, il busto del pontefice con triregno e piviale ricamato con la stessa scena immortalata nella pala dell’Algardi, cioè san Leone Magno che va incontro ad Attila, al quale appaiono in cielo minacciosi san Pietro e san Paolo; il suddetto busto è incorniciato dalla legenda CLEMENS XI P MAX AN XVI. Per il rovescio l’incisore scelse, invece,l’immagine della Beata Vergine col Bambino sulle nubi che mostra il rosario a una moltitudine di fedeli genuflessi. In lontananza si vede la flotta cristiana e intorno, in alto, la legenda AVXILIVM CHRISTIANORVM (fig. 6).
Il Giubileo che Benedetto XIII indisse il 10 giugno 1724 con la bolla “Cum inscrutabilis” si aprì con una processione fissata per la terza domenica dopo Pentecoste, dalla chiesa santa Maria sopra Minerva, in omaggio all’ordine dei domenicani di cui egli faceva parte, alla chiesa di santa Maria in Vallicella, essendo egli stesso devoto di san Filippo Neri. Col passare del tempo divenne usuale che la solenne processione partisse dalla chiesa di santa Maria degli Angeli per arrivare alla basilica di santa Maria Maggiore. Il pontefice vestito di mozzetta e stola si recava dapprima in processione alla chiesa di santa Maria degli Angeli; dopo aver celebrato lì la messa, il corteo si ricomponeva diretto alla basilica di santa Maria Maggiore, passando per la Villa Montalto, fatta costruire da Sisto V nei pressi dell’odierna stazione Termini. Dalla basilica liberiana, il Pontefice, dopo la recita di alcune preghiere, impartiva la benedizione al popolo per poi far ritorno al palazzo apostolico.
Non sempre il giubileo straordinario prevedeva una processione rogatoria. Quando la Guerra dei Trent’anni era giunta a lambire i territori “italiani” e la soluzione della questione della Valtellina, contesa tra Francia, Savoia, e Venezia da una parte e Spagna e Impero dall’altra, si faceva ormai sempre più improcrastinabile, il pontefice Urbano VIII, con la bolla “Aeternus rerum conditor” del 23 ottobre 1623, ordinò la celebrazione della funzione dell’esposizione del Santissimo Sacramento in forma di “quarant’ore” nelle basiliche di san Pietro, di san Giovanni e di santa Maria Maggiore per il buon successo del suo pontificato. La funzione iniziò il 25 ottobre ed egli giunse a piedi alla basilica liberiana, preceduto dalla croce e accompagnato da dieci cardinali. L’annuale del I anno di pontificato celebra sì l’elezione al pontificato di papa Barberini, ma nello stesso tempo è testimonianza dei vari richiami alla pace fatti dal pontefice. Essa, opera di Giacomo Antonio Mori, incisore milanese entrato ufficialmente in zecca nel 1611, reca, al dritto, il busto di Urbano VIII a destra a capo nudo e piviale, e intorno la legenda VRBANVS VIII PONT MAX AN I; al rovescio, la figura allegoria della Giustizia con spada e bilancia. La legenda del rovescio PAX IN VIRTVTE TVA richiama lo sforzo del pontefice per il raggiungimento della pace (fig. 7).
In altri casi, il Giubileo straordinario si risolveva con l’esposizione del Santissimo Salvatore. Come già sottolineato, sul finire del 1708, gli eventi della Guerra di Successione Spagnola avevano deteriorato i rapporti tra il papa e l’imperatore al punto che quest’ultimo, non perdeva occasione per creare disordini nei territori pontifici; Clemente XI, preoccupato del fatto che le truppe imperiali si dirigevano verso Napoli, attraversando varie città del suo stato, indisse un giubileo di otto giorni, prescrivendo preghiere e processioni. Il 2 gennaio 1709 fece portare in processione l’immagine acheropita del Santissimo Salvatore del Laterano dalla chiesa di santa Maria sopra Minerva fino alla basilica di san Pietro.
La sera prima della solenne processione, la santissima immagine venne trasportata in forma privata dal Laterano sino alla Minerva. Sul far del giorno, la gente si radunò davanti alla chiesa in sì gran numero che la “vasta chiesa apparve troppo angusta”. La sacra immagine era stata innalzata sopra una macchina tutta addobbata per l’occasione e da quella chiesa si mosse, accompagnata da tutto il popolo devoto fino alla basilica Vaticana. Proprio l’ingresso della processione in piazza san Pietro venne immortalato nel rovescio della medaglia annuale dell’IX anno di pontificato di Clemente XI, affidata alla maestria di Ermenegildo Hamerani (fig. 8): l’icona del Santissimo Salvatore del Laterano portata in processione viene rappresentata nel momento in cui si trova davanti all’ingresso del braccio sinistro del colonnato di san Pietro, del quale si scorgono il timpano e le colonne, insieme agli edifici retrostanti. L’artista ci ha restituito una vera e propria fotografia, soffermandosi sul corteo e sulle persone giunte ad osservare da vicino il passaggio dell’immagine. A destra, si scorge, ad esempio, anche una madre che indica al proprio figlio la sacra immagine. Sul dritto della medaglia, la decorazione del piviale che il pontefice indossa sembra riallacciarsi al tipo del rovescio: in esso è infatti raffigurata la stessa processione in cui scorge anche il padiglione. In tempi più recenti, i giubilei straordinari sono stati caratterizzati dall’apertura della Porta Santa, come avviene in occasione dei giubilei ordinari.
Pio XI, con la bolla “Quod Nuper” del 15 gennaio 1933, indisse il Giubileo straordinario della Redenzione, in occasione della ricorrenza del XIX centenario della morte di Cristo, dal 2 aprile 1933 al 2 aprile 1934. Tale avvenimento fu celebrato dalla medaglia annuale del 1933, XII anno di pontificato realizzata da Aurelio Mistruzzi, che era stato nominato incisore dei Sacri Palazzi nel 1932 e che fu l’ultimo ad aver ricevuto una nomina ufficiale dalla Santa Sede. Essa reca, al dritto, il busto del pontefice con zucchetto e piviale, circondato dalla legenda PIVS XI PONTIFEX MAXIMVS ANNO XII; al rovescio, invece, campeggia la porta santa incorniciata dalla legenda ANN SCS REDEMPTIONIS MCMXXXIII – IV ROMA (fig. 9).
Tra le tante medaglie private emesse in questo periodo va anche ricordata la medaglia di Rudoplh Marschall di 90 mm di diametro che reca, al dritto, una folla di persone; tra di esse, alcune vengono alle mani, altre, invece, si rivolgono oranti a Gesù che appare tra le nubi; in alto, la legenda recita DIMITTITE ET DIMITTEMINI. Il rovescio è occupato da una legenda in quindici righe: A JESV CORDE SS | INTER FERA GENTIVM DISCIDIA | DESPECTAE FIDEI ERGO | AVSTRIA SVPPLEX PRONA AD CHRISTI VICARII PEDES | ANNO REDEMPTIONIS SACRO | MCMXXXIII-IV | HAEC EFFLAGITAT | REDEANT PRAEVARICATORES AD COR | VERBA VITAE ROMANI PATRIS EXCIPIANT | FIDE VIVANT SPE GAVDEANT | CARITATE FERVEANT | PIVS XI P M | SOSPES ET INCOLVMIS | DIV VIVAT (fig. 10).
Nel 1983, in occasione del 1950° anniversario della Redenzione, Giovanni Paolo II ha indetto un giubileo straordinario iniziato il 25 marzo 1983, solennità dell’Annunciazione, fino al 22 aprile 1984, domenica di Pasqua. L’evento venne celebrato dalla medaglia annuale dell’anno VI di pontificato, opera dell’incisore Marcello Tommasi. Essa reca, al dritto, il busto del pontefice a sinistra con berrettino e piviale, circondato dalla legenda IOANNES PAVLVS II PONT MAX ANNO VI A DNI MCMLXXXIII; al rovescio, Maria che abbraccia il proprio Figlio sulla Croce, ai piedi della quale giace l’umanità sofferente, il tutto racchiuso dall’incipit della bolla di indizione APERITE PORTAS REDEMPTORI che fa da cornice (fig. 11). Non mancarono anche in questa occasione medaglie private a celebrare l’evento. La ditta Johnson si unì alle celebrazioni per il Giubileo affidando l’esecuzione di una delle sue medaglie annuali emesse per l’anno 1983-1984 a Guido Veroi. Nel rovescio di essa, l’artista ha saputo sintetizzare “lo spirito di questo giubileo attraverso una raffigurazione della Morte e della Redenzione”: la Madonna che tiene tra le braccia il proprio Figlio ormai morto e l’angelo seduto sul sepolcro ormai vuoto (fig. 12).