N. 8 tarì coniati o da Enrico VI o da Federico II (fig. 18-19). Riferimento AD’A n. 15-18 pp. 15-16 (per Enrico VI) e MEC 14 n. 9-14 p. 158 e AD’A n. 75-80 pp. 40-41 (per i tarì di Federico II). La zecca è quella di Messina. Tipologia 10 che Lacava descrive “Nel ritto croce latina con solita legenda. Nel rovescio piccola croce con quattro puntini in un cerchio e legenda araba all’intorno. Peso grammi 2 e centigrammi 2. dimensione 11 mm”.
Fig. 18 (da Art Roma Coins asta n. 9 del 29 aprile 2014, lotto 1143) e fig. 19 (da Numismatica Ranieri asta n. 5 del 21 aprile 2013, lotto 582)Gruppo 1: al D/ nella legenda interna, in cufico, Enrico Cesare Augusto ed in quella esterna, spesso illeggibile, formula per zecca e data, nel campo una croce greca con quattro quattro globetti nei quarti entro un contorno liscio. Al R/ nel giro la formula per zecca e data e nel campo una croce patriarcale affiancata dalle lettere IC XC / NI KA e da due trattini all’altezza del braccio orizzontale.
Gruppo 2: al D/ nella legenda interna, in pseudo-cufico o segni geometrici, Federico Re di Sicilia ed in quella esterna, spesso illeggibile in pseudo-cufico geometrico, formula per zecca e data, nel campo una croce greca con quattro quattro globetti nei quarti entro un contorno liscio. Al R/ nel giro la formula per zecca e data e nel campo una croce patriarcale affiancata dalle lettere IC XC / NI KA e da due trattini all’altezza del braccio orizzontale.
Ovviamente per entrambe le tipologie vi sono delle varianti a seconda il numero dei globetti nei quarti della croce greca o di quelli presenti/assenti nel campo intorno alla croce patriarcale. La zecca in entrambi i casi dovrebbe essere quella di Messina o al massimo Palermo.