DOSSIER SPECIALE: C’ERA UNA VOLTA IL TESORETTO DI LAVELLO

N. 3 tarì con legende in arabo, al dritto su tre righe mentre al rovescio non è indicata la disposizione. Questi pezzi hanno un peso medio di 1,50 g. e dunque non possono che essere tarì il cui rapporto con il dinar arabo (del peso di 3, 20 g. circa) è di 1/3 (tre tarì per in dinar). Tipo 3 di Lacava così descritto “Nel ritto legenda araba in tre versetti. Nel rovescio legenda araba. Peso un grammo e mezzo; diametro da 7 a 8 mm”.

Nella monetazione sveva non vi sono né tarì completamente in arabo né con la legenda su tre righe bensì vi sono tipologie con legende circolari, con un globetto o altra figura posto al centro del campo derivanti dai tipi normanno-arabi. Non credo neanche che le monete descritte dal Lacava appartengano alle emissioni normanne difatti i tarì con legenda orizzontale su tre-quattro righe vennero coniati da Roberto il Guiscardo (morto il 1085) e Ruggero I in Sicilia (fino al 1087) e dunque in un periodo eccessivamente lontano dalle riforme federiciane. La riforma apportata da Roberto I nel 1087 vedrà cambiare l’aspetto dei tarì normanni radicalmente, su cui verrà apposto il classico Tau che caratterizzerà la monetazione di questo Conte e della prima parte del regno di Ruggero II. Quest’ultimo cambiò nuovamente l’aspetto delle monete in oro, dapprima con delle emissioni con al dritto tre righe di legenda araba ed al rovescio una croce greca con IC XC NI KA nei quarti (1130-1140 circa) e successivamente con i classici tarì (dal 1140) che mostrano al dritto una legenda circolare intorno ad uno o più globetti (o altre figure come una stella) ed al rovescio una croce patriarcale affiancata da IC XC NI KA. Quest’aspetto caratterizzerà tutti i tarì siciliani (i tarì amalfitani e salernitani imiteranno invece gli omonimi pezzi coniati da al-Mu’izz) dei successivi sovrani Normanni nonché le emissioni di Enrico VI (1194-1197).

Io penso che le monete descritte dal Lacava siano piuttosto tarì ayyubbidi (una dinastia curdo-musulmana d’Egitto fondata da Saladino nel 1171 che terminò nel 1254), ipoteticamente del sultano d’Egitto al-Kamil (1218-1238), grande amico di Federico II con cui firmò, durante la VI Crociata, il trattato del 18 febbraio del 1229 con il quale veniva stabilita una tregue di dieci anni tra cristiani e mussulmani e che l’imperatore svevo entrava in possesso di Gerusalemme ed altri territori praticamente senza combattere.

N. 2 tarì di Ruggero II del periodo 1130-1140 (fig. 4). Riferimento TR n. 182-190 pp. 120-121. La tipologia 4 di Lacava da la successiva descrizione “Nel ritto legenda araba in 3 versetti; nel rovescio croce greca colla legenda IESOVS CRISTOS NICA. Peso 90 centigrammi. Diametro 13 mm il maggiore e 11 il minore”.

004Fig. 4 (da Asta Alessandra Brunetti del 28 maggio 2010, lotto 261)