(a cura della redazione) | Ciò che l’archeologo giapponese Toshio Tsukamoto ha scoperto tra le rovine del castello di Katsuren, nella Prefettura di Okinawa, non è certo uno scherzo di un turista in vena di creare un “caso numismatico”. Esaminando alcune antiche uniformi da samurai, infatti, il ricercatore ha notato alcuni frammenti di metallo di forma quasi circolare che, ad un successivo esame radiografico, si sono rivelate essere niente meno che monete romane di Costantino il Grande e antiche monete dell’Impero Ottomano.
La storia di questa fortificazione risale al XII secolo. Il castello fa parte del sito di Gusuku e faceva parte del Regno di Ryukyu, ed è talmente importante dal essere stato inserito nell’elenco del patrimonio mondiale dell’UNESCO già dal 2000. Anche se vi prove documentate di rapporti tra i signori del castello di Katsuren e la terraferma asiatica durante il XIV-XV secolo, fino ad ora nel sito – sotto indagine archeologica dal 2013 – non era stata rinvenuta alcuna traccia di reperti ottomani né, tanto meno, provenienti dall’Impero Romano.
La nuova scoperta è dunque ancora più sorprendente dato che le quattro monete di rame sono state identificate con certezza come emesse da Costantino (306-377 d.C.), utilizzando procedure scientifiche, in quanto la loro superficie era difficilmente leggibile. Il portavoce del Ministero della Pubblica istruzione ha dichiarato alla CNN: “Questa è una scoperta insolita e interessante. Anche se non pensiamo che vi sia stato un collegamento diretto tra l’Impero Romano e questi territori del Giappone è probabile che la regione abbia avuto rapporti commerciali con il resto dell’Asia”.
Un ulteriore esame dovrebbe ora stabilire se le monete – in modo simile a tessuti preziosi, vetro e tappeti – potrebbero più o meno casualmente aver preso la Via della Seta, nelle tasche di qualche mercante occidentale, per finire “riciclate” come componenti di un’armatura da guerriero nel lontano paese del Sol Levante. Nel frattempo, fino al 25 novembre prossimo, il pubblico può ammirare il ritrovamento esposto nel museo di Okinawa.
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