(di Roberto Ganganelli) | Il 12 maggio scorso a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo economico, il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha incontrato decine tra commercianti, collezionisti e giornalisti di settore per fare il punto sullo stato di salute della filatelia in Italia al fine di “acquisire spunti utili per una strategia di rilancio del francobollo”. Tra gli altri sono intervenuti la presidente di Poste Italiane Luisa Todini, il presidente di IPZS Domenico Tudini senza contare Angelo Di Stasi, presidente della Commissione per lo studio delle carte-valori postali, i rappresentanti delle principali associazioni di settore (dall’Unione Stampa Filatelica Italiana all’Associazione Nazionale Professionisti Filatelici, senza escludere la Federazione tra le Società Filateliche Italiane) e gli editori specializzati, da Filippo Bolaffi a Paolo Deambrosi.
Beninteso, quelli che sono stati definiti da alcuni gli “Stati generali della filatelia italiana” non hanno portato, al termine della giornata del 12 maggio, ad immediate novità operative né all’individuazione di strategie precise – o tanto meno, risolutive – per una maggior diffusione del collezionismo e della cultura filatelica nel nostro Paese. Tuttavia, l’incontro ci sembra estremamente significativo perché potrebbe aprire anche al mondo della moneta, della banconota e della medaglia – intese sia come oggetti di passione collezionistica che come espressioni culturali – un nuovo orizzonte di comunicazione fattiva con lo Stato.
Perché non tentare, anche come numismatici, di ottenere con uno sforzo congiunto un momento di incontro con le istituzioni che ci permetta di mettere sul tavolo le tante e delicate questioni legate al settore? Mi riferisco, sia chiaro, tanto alle problematiche legate al commercio e possesso di monete antiche – “vexata quaestio” lasciata sbrigativamente, e in modo spesso discrezionale, in mano alle varie Soprintendenze e troppo spesso, per conseguenza, alle Procure della Repubblica… – che alle strategie di mercato della Zecca di Roma in merito alle nuove emissioni da collezione, come pure ad iniziative di divulgazione capillare della numismatica nelle scuole o attraverso i mass media nazionali.
Anche la numismatica tricolore, al pari della filatelia, può contare su alcune associazioni nazionali che ne rappresentano le varie anime: dai Numismatici Italiani Professionisti (in procinto di essere riconosciuti ufficialmente proprio dal Mise) alla storica Società Numismatica Italiana, dai Numismatici Italiani Associati all’Accademia Italiana di Studi Numismatici.
E’ vero che, passando alle note dolenti, manca quasi del tutto un coordinamento tra i tanti circoli e le realtà associative locali – molte delle quali gestite a maggioranza, o al massimo “a mezzadria” dai colleghi filatelici – come pure l’informazione di settore sconta il fatto di essere ridotta a pochissime testate cartacee a bassa diffusione e a media online, se si escludono pochi bollettini a diffusione locale e le pubblicazioni monografiche.
Il collezionismo numismatico, inoltre, come già sottolineato è purtroppo visto in alcuni ambienti istituzionali (Mibact e sue pertinenze, “in primis”) come un’attività sospetta, “border line” e sempre a rischio di sconfinare nell’illecito. E’ una visione distorta e parziale, tanto che – sul fronte opposto – molti atenei e docenti universitari, oltre a direttori di musei e rappresentanti delle istituzioni, guardano alla numismatica con favore e spirito di collaborazione sia per quanto riguarda le attività divulgative che quelle di più alto livello realizzando sinergie interessanti.
Volendo tirare le fila di una possibile proposta di incontro per realizzare gli “Stati generali della numismatica italiana”, chi scrive pensa che dovrebbero essere coinvolti – a livello istituzionale – non solo il Ministero per i Beni e le Attività culturali ed il turismo ma anche i dicasteri dell’Economia e delle Finanze (ai quali il Poligrafico Zecca è legato a doppio filo), ovviamente IPZS e, ultimo ma non ultimo, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Non dimentichiamo che la numismatica, infatti, come la filatelia è al tempo stesso collezionismo e cultura, hobby (nobile) e ricerca, fonte inesauribile di nuove conoscenze e realtà commerciale: aspetti diversi sui quali ci sarebbe molto da riflettere insieme, con le istituzioni, perlomeno per tentare di dare una nuova linfa e visibilità al settore, attrarre giovani potenziali appassionati, guardarci per una volta faccia a faccia – il collezionista di monete romane e il direttore del grande museo, il commerciante professionista e l’officina monetaria che lo rifornisce – in modo da ipotizzare una strada comune (e praticabile).