(di Marco Cardone) | La storia della famiglia reale di Giuba II (52 a.C. – 23 d.C.) comincia molto precocemente con Zilalsan, suffeto cartaginese per la Numidia. A questi successe un certo Gaia, il primo a ricevere il titolo di re, e poi il celeberrimo Massinissa, il quale durante le Guerre puniche dapprima si schierò dalla parte di Cartagine, per poi stringere alleanza con Roma ed in particolare con gli Scipioni. Era il bis-bis-bis nonno di Giuba II e regnò come un monarca filo ellenico. La sua alleanza con Roma, divenendone un fedele alleato, gli fruttò prestigio e territori a danno di Cartagine. La Numidia cominciò così a rappresentare quei territori posti a sud ed ad ovest di Cartagine. Alla morte di Massinissa il regno venne suddiviso fra i tre figli Micipsa, Gulussa e Mastanabal, il bis-bis nonno di Giuba II.
Le fonti storiche a noi pervenute fanno però figurare dopo breve tempo Micipsa come unico erede, il quale continuò la politica di alleanza con Roma iniziata dal padre. Alla sua morte nel 118 a.C. il regno venne nuovamente diviso in tre fra i due figli Adherbal ed Hiempsal ed il nipote Giugurta, il quale a sua volta si liberò dei concorrenti, adottando però una politica aggressiva nei confronti di Roma ed iniziando una guerra che durerà ben sette anni e che mise in difficoltà le legioni romane, fino all’intervento dapprima di Mario e poi di Silla. Giugurta apparve nel trionfo di Mario del 1 Gennaio 105 a.C. e morirà a Roma nel carcere Tertulliano, rappresentando, a differenza di Massinissa, il peggior modello di re barbaro. Il regno passò al fratello Gauda, il bis nonno di Giuba II, lasciano a sua volta nel 88 a.C. il suo regno ai figli Hiempsal II e Masteabar. Al primo venne affidata la maggior parte del territorio numidico, venendogli riconosciuto il titolo di “rex amicus”. Durante il suo regno Hiempsal dovette affrontare delle rivolte interne da parte delle tribù dei Getuli, affiancate dall’oppositore di Silla, Cn. Domizio Enobarbo.
Per risolvere la situazione Silla mandò l’allora giovane Gneo Pompeo, il quale liberò Hiempsal dai ribelli ed uccise Domizio. La Numidia entrò quindi progressivamente nelle guerre civili romane, costringendo i propri regnanti a schierarsi per l’uno, o per l’altro contendente. Dopo l’intervento di Pompeo, la casa regnante di Hiempsal si schiererà in seguito sempre dalla parte dei pompeiani, attirando la rivalità di Cesare. Nel 50 a.C. Giuba I succede al padre Hiempsal e si trova ad affrontare proprio gli attacchi dei luogotenenti di Cesare durante la guerra di quest’ultimo contro Pompeo. Dopo una stregua resistenza, Giuba I ed i pompeiani si dovranno arrendere allo stesso Cesare nella battaglia di Tapso.
E’ proprio durante il trionfo di Cesare a Roma nel 46 a.C. che il piccolo Giuba II appare per la prima volta nelle cronache della storia. Verrà descritto da Plutarco come “il più felice dei prigionieri mai catturati”. Da questo momento in poi Giuba II scompare dalle cronache storiche, ma è molto probabile che ia stato accolto, come altri ostaggi eredi al trono, presso la famiglia dello stesso Cesare, molto probabilmente presso Ottavia, l’allora matrona della famiglia Giulia. Ottavia aveva tre figli dal matrimonio con Marcello, ai quali si aggiunsero probabilmente Giuba ed in seguito i figli di Fulvia e Marco Antonio, Marco Antonio Antillo e Iullo Antonio. Poco dopo giunse anche il piccolo Tiberio, figliastro di Ottaviano dopo il matrimonio con Livia Drusilla.
In questi anni Giuba ricevette sicuramente un insegnamento degno di un piccolo regnante e svariati contatti con illustri studiosi che frequentavano in quegli anni la casa di Ottaviano, tanto che gli scritti che Giuba eseguirà in seguito verteranno in gran parte proprio sugli interessi che gli stessi studiosi in questione coltivavano. Fra i più illustri scrittori che in quegli anni frequentarono la casa dei Giulii troviamo nomi come Igino di Alessandria, Atenodoro di Tarso, Timagene di Alessandria, Areio Didimo, i tutori di Marcello e di Tiberio come Ateneo di Seleucia e Nestore di Tarso. Ed ancora Asinio Pollione e Terenzio Marrone. Strabone di Amaseia , Crinagora di Mitilene, Vitruvio, Verrio Flacco (il tutore di Gaio e Lucio), Orazio, Aristio Fusco, ed infine lo stesso Agrippa, autore di una celebre mappa del mondo allora conosciuto e posta nel portico Vipsania dopo la sua morte, avvenuta nel 12 a.C. Altri studiosi che poterono frequentare Giuba in quei tempi sono lo storici Sulpicio Galba e Cornelio Nipote, Nicola di Damasco (il tutore di Cleopatra Selene e poi ambasciatore di Erode), il retore Dioniso di Alicarnasso ed altri ancora.
Secondo quanto di narra Cassio Dione, Giuba accompagnò Ottaviano nella celebre battaglia di Azio nel 31, quando poté incontrare per la prima volta la figlia di Cleopatra, che sarebbe poi diventata sua moglie. Giuba partecipò all’età di 21 anni, insieme a Marcello e Tiberio, anche alla campagna di Augusto in Spagna condotta contro i cantari fra il 27 ed il 25 a.C. E’ proprio in questa occasione che Augusto “gli diede, al posto delle sue terre originarie, parte della Getulia […] e le terre di Bocco e Bogude.” Cassio Dione 53.26.1. Giuba era ora re!
Cleopatra Selene era figlia di Cleopatra VII e Marco Antonio e fra le poche menzioni che abbiamo di lei da parte degli storici, sappiamo che fra le varie donazioni fatte da Antonio a Cleopatra, ricevette la Cirenaica e probabilmente Creta. E’ caratteristico che in questo periodo vengano emesse a Creta delle monete a nome di Crasso, un legato di Antonio, raffiguranti un coccodrillo. Quest’ultimo infatti, sarà un elemento che ricorrerà nuovamente proprio nella monetazione di Giuba e Cleopatra Selene in Mauretania.