(di Carlo Pedrazzi) | Molti hanno scritto sul denaro primitivo di Genova, denaro coniato “con monotonia”, per circa duecento anni. L’ambizione del presente studio è, attraverso l’osservazione di un imponente numero di esemplari e un’analisi del metallo, quella di riuscire a formulare un’ipotesi di datazione o, almeno, una sequenza cronologica delle varie emissioni, sino al termine “post quem” del 1339, anno dell’inizio del dogato perpetuo. Studiarono e scrissero attorno al denaro genovese Desimoni, Casaretto, Chiaudano, Giovanni Pesce, Giuseppe Lunardi e nel 1961, dunque in tempi più recenti Corrado Astengo. In quell’anno egli fece un intervento al Congresso Internazionale di Numismatica di Roma sull’antico denaro della zecca di Genova nei due secoli di sua emissione (1139-1339). Portò a conoscenza un interessante numero di varianti nella grafia delle lettere e nelle marche segrete di zecca, evidenziando l’inadeguatezza della classificazione dei denari seguita dal “Corpus Nummorum Italicorum”, basata sul Desimoni.
L’Astengo sosteneva che tutte le varianti, evidenziate, dall’osservazione di duemila denari congiunte a un’analisi della pasta monetale, portassero ad una corretta classificazione. In poche parole l’Astengo non si accontentava della classificazione “mancanza di punti, un punto o due punti nella legenda del rovescio”, ritenuta troppo semplicista; egli dimostrò che denari con particolari segni avevano tutte e tre le varianti nella punteggiatura del rovescio. L’Astengo non prese in considerazione, però, la forma del castello, forma che colpì l’attenzione di altri studiosi.
Nel 1977 il Metcalf, grazie all’esame di un ripostiglio del XIII secolo, tenta una classificazione dei denari in un interessante e documentato articolo sulla “Numismatic Circular”. Egli, per giustificare la differente punteggiatura del rovescio, suppose l’esistenza di tre officine; quest’ipotesi si fondava sull’osservazione che i denari con un cuneo nel primo quarto della croce avevano tutte legende senza punti, mentre i denari con spina nel terzo quarto della croce avevano tutti due punti nella legenda.