DAL “MESSAGGERO VENETO”: A PROCESSO PER LA COLLEZIONE DI MONETE, ASSOLTO

documents-button(a cura della redazione) | “La passione per la numismatica – scrive l’edizione di Udine del “Messaggero Veneto” di giovedì 12 febbraio (leggi qui l’articolo completo) – gli era stata trasmessa dal nonno e buona parte della collezione di monete che custodiva in casa gli era stata lasciata in eredità. Eppure, un bel giorno si era ritrovato con i carabinieri alla porta e con il suo ‘tesoro’ sequestrato”. La vicenda coinvolge un sessantenne di Cervignano, accusato di ricettazione in quanto in possesso, secondo l’accusa, di “beni di pregio artistico e culturale sottoposti a tutela” ritenuti “inequivocabilmente oggetto di cosiddetto furto archeologico”. L’11 febbraio, tuttavia, il Tribunale di Udine ha assolto il collezionista con formula piena, ponendo fine a ben cinque anni di tribolazioni giudiziarie. L’uomo, infatti, aveva acquistato online alcune monetine romane e, nell’ambito di un’inchiesta partita dalla Calabria, come molti altri collezionisti tra il 2008 e il 2010 era stato indagato, sottoposto a perquisizione domiciliare e a sequestro delle monete (in gran parte ereditate dal nonno) e di altri oggetti antichi.

Nel processo che è stato celebrato davanti al giudice monocratico di Udine, Roberto Pecile, la difesa ha ribadito la totale buona fede del collezionista trovando, peraltro, una sponda decisiva nei consulenti della Procura, i quali hanno a loro volta smontato l’ipotesi accusatoria, escludendo trattarsi di reperti rari, di qualsiasi pregio e valore. Punti sui quali il legale dell’accusato si è soffermato nell’arringa finale seguita all’esame dell’imputato. “La collezione – ha sostenuto il difensore – derivava in parte da un’eredità e in parte da acquisti leciti”. Il verdetto del giudice, alla fine, non ha lasciato margini di dubbio: il fatto non sussiste

Restano ancora aperti, nell’ambito della stessa inchiesta, altri processi in varie parti d’Italia, a riprova – oltre che della lentezza della macchina della giustizia nel nostro Paese – di una legislazione lacunosa in materia di beni numismatici. I decreti attuativi del Codice Urbani e i dispositivi di “discriminazione” delle monete rare o pregiate, quindi da sottoporre a tutela pubblica, rispetto a quelle tranquillamente collezionabili non sono infatti mai stati implementati, lasciando ai singoli giudici, e ai periti delle parti in causa, il compito di scremare ciò che effettivamente deve essere oggetto di tutela o può provenire da furti in siti archeologici (una piccola parte) dal resto, ossia da qeulle centinaia di migliaia di monete antiche di nessun “valore” o importanza, se non per l’appagamento collezionistico e culturale – quello sì, incalcolabile – che portano a quanti le amano e le conservano.