(di Roberto Ganganelli) | Ai 5 euro che la Repubblica di San Marino ha annunciato in emissione il prossimo 16 novembre abbiamo già dedicato, il 20 ottobre, un ampio articolo (leggi qui). Vale la pena tornare sull’argomento, tuttavia, perché – al contrario di quanto recita il vecchio adagio – stavolta è davvero stato “il topolino” a partorire una vera e propria “montagna”, almeno per quanto riguarda le consuetudini numismatiche – a volte granitiche – delle autorità emittenti dell’area italiana.
San Marino, piccolo Stato dalla lunghissima storia, è dal 1864 autorità emittente a tutti gli effetti; in quell’anno, infatti, dalle presse della Regia Zecca di Milano uscirono le prime monete da 5 centesimi in rame con l’emblema coronato delle Tre Penne. Da allora, in maniera più o meno continua, il Titano ha seguito le orme della monetazione del Regno d’Italia prima e della Repubblica Italiana poi, in ragione delle convenzioni e degli accordi bilaterali che stabilivano la possibilità di circolazione delle coniazioni sammarinesi in territorio italiano e, viceversa, l’utilizzo (prevalente) della moneta italiana entro i confini di San Marino. Uno scenario – insomma – quasi del tutto analogo a quello dello Stato Pontificio dal 1866 al 1870 e dal 1929 in poi, salvo che per le emissioni in scudi riservate al settore collezionistico e fatte realizzare presso la Zecca di Stato italiana con metrologie decise autonomamente dalla Repubblica del Titano.
Con l’avvento dell’euro, San Marino si è dovuta conformare agli standard della BCE per le monete metalliche di circolazione, ma ha potuto e può godere di una maggiore autonomia per quanto riguarda le emissioni numismatiche. Così, con i 5 euro dedicati al Giubileo della Misericordia, focalizzati sul dramma dei migranti e dei rifugiati, quest’anno l’UFN di San Marino ha scelto di compiere un passo avanti decisivo, intanto sotto il profilo della modernità della coniazione (bimetallica e poligonale), poi sotto l’aspetto qualitativo ed artistico e, infine, del target al quale la moneta, potenzialmente, può essere rivolta, ben più ampio ed eterogeneo rispetto al settore tradizionale degli appassionati e dei collezionisti di numismatica.
Tra le basi del marketing, in ogni settore, vi è il fatto di saper suscitare curiosità verso un nuovo prodotto: si può acquistare qualcosa, anche se non strettamente necessario o pertinente ad una passione o ad un interesse personali, se l’oggetto o il prodotto scatenano emozione, toccano le corde del ricordo o creano un impatto emotivo legato all’attualità del presente. Ecco, la moneta sammarinese modellata da Maria Carmela Colaneri riesce a fare tutto ciò, per di più ad un prezzo popolare – almeno alla fonte – che invita all’acquisto e quindi ad affacciarsi sul meraviglioso mondo del collezionismo.
Non che San Marino, beninteso, abbia compiuto un’operazione inedita a livello mondiale, basti pensare alle serie dedicate da anni – ad esempio dalla Francia o dall’Austria – alle regioni dei rispettivi paesi, commercializzate addirittura al valore facciale, ma – almeno in area italiana – c’era davvero bisogno di questa coraggiosa ventata di novità non solo per rinfoltire la platea dei collezionisti di monete del Titano ma, soprattutto, per “invitare” anche il Vaticano e l’Italia ad orientarsi verso emissioni simili, più al passo con i tempi.
Nulla da eccepire sull’aspetto estetico e sulla qualità realizzativa della maggior parte delle novità tricolori e di Oltretevere (e i tanti premi internazionali ricevuti lo dimostrano), ma uno “svecchiamento” – anche deciso – ed un orientamento verso qualche coniazione celebrativa “popolare” ed appetibile sarebbe davvero un toccasana per rinvigorire sia il commercio che il collezionismo. Senza contare che la moneta, oggi come da quasi tre millenni a questa parte, è espressione tangibile e duratura del presente che si fa storia e che, come tale, potrebbe tornare così ad essere un elemento non marginale del bagaglio culturale e del sentire di ogni individuo.
Per questo, senza giri di parole, vogliamo chiedere all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e al Ministero dell’Economia e delle Finanze di “rivoluzionare” in positivo, già dal prossimo anno, anche la numismatica tricolore: abbiamo grandi talenti artistici, mezzi tecnici all’avanguardia e capacità per farlo. In quanto a soggetti storici, artistici e perfino “nazionalpopolari” – leggi sport, o moda – non ne parliamo. Ora manca solo la volontà politica. Presidente Renzi, ministro Padoan, vogliamo parlarne?