PAROLE E MONETE: CRIPTICHE “DIDASCALIE”
PER DUE PIASTRE CAPOLAVORO

(di Roberto Ganganelli) | Nei grandi moduli argentei della monetazione papale del XVII e XVIII secolo il confine tra moneta e medaglia, a livello di impostazione stilistica e concettuale, è spesso labile. Piastre, mezze piastre e testoni riportano in molti casi, infatti, dei soggetti simili o identici a quelli di iconografie ben conosciute oppure delle simboliche allegorie, tali da incuriosire e stupire quanti si ritrovavano per le mani queste splendide monete. Tra queste vi sono due piastre in argento a nome di papa Clemente XI Albani (1700-1721) emesse entrambe nell’anno VI di pontificato, al classico legale di circa 32 grammi e con diametro di 45 millimetri circa.

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La versione con ritratto della piastra dell’anno VI di Clemente XI (source: NAC Numismatica Ars Classica)


La prima: al D/ CLEMENS . XI . PONT | MAX . A . VI, busto a sinistra con camauro, mozzetta e stola. Sotto al busto nel giro inferiore BORNER. (nome dell’incisore); al R/ anepigrafe, il santo padre pontificante seduto al centro, legge l’omelia tra i cardinali nella Basilica Liberiana. Sul lato dell’altare a destra si legge BASILIC LIBER, e sul gradino F SENO (nome dell’incisore). All’esergo VOX DE THRONO, al centro tra due ornati l’armetta di Monsignor Falconieri. CNI 73. Muntoni 44. La seconda: al D/ CLEMENS . XI | PONT . M . A . VI, stemma sormontato da triregno e chiavi decussate con cordoni, accostato da festoni; maschera in cimasa. Sotto, nel giro, E. | H. (Ermenegildo Hamerani, incisore). Sul lato dell’altare a destra si legge BASILIC LIBER, e sul gradino F SENO (nome dell’incisore); al R/ anepigrafe. All’esergo VOX DE THRONO, al centro tra due ornati l’armetta di Monsignor Falconieri.  CNI 75. Muntoni 45. 

Due sole iscrizioni caratterizzano i rovesci, peraltro relegate in posizioni secondarie nella complessa composizione pittorica: BASILIC LIBER, in primo luogo, si riferisce al nome di Basilica Liberiana con cui era anche conosciuta la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, una delle quattro basiliche patriarcali di Roma corrispondenti alle quattro parti del mondo, in quanto identificata (forse erroneamente) con la chiesa costruita da papa Liberio (357-366) nel punto indicato da una visione e da una miracolosa nevicata abbondantemente caduta su Roma nella prima settimana di agosto dell’anno 360.

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La versione con stemma della piastra dell’anno VI di Clemente XI (source: NAC Numismatica Ars Classica)


La scena sulla piastra ci mostra papa Albani in trono che legge nella Basilica Liberiana la bolla “Vineam Domini” (1705), in cui riconferma le costituzioni antigiansenistiche dei suoi predecessori e dichiara che il “silenzio ossequioso” non era sufficiente, ma si richiedeva l’adesione della mente e del cuore alla condanna delle dottrine giansenistiche. Ecco spiegata, così, anche la citazione latina VOX DE THRONO (“Apocalisse”, 19, 5) che – nel suo significato di “Una voce dal trono” – sottolinea la ferma presa di posizione della Chiesa di Roma, al suo massimo livello, e il suo pronunciamento esplicito sulla scottante questione dottrinale.

Per concludere, una nota sull’autore del rovescio, identificato dal nome F SENO: di questo incisore sappiamo ben poco, dato che queste piastre sono le uniche monete a riportare la sua firma. Edoardo Martinori, negli “Annali della zecca di roma”, ipotizza che il rovescio comune alle due versioni con ritratto e con stemma possa essere stata una prova di saggio per concorrere al posto di incisore della zecca pontificia. Un posto che sarebbe stato meritato, vista la cura nei dettagli della complessa scena e la riconoscibilità, anche nelle minuscole dimensioni, del viso di papa Clemente XI.