(di Roberto Ganganelli) | La chiamano “scudo dello spadino” questa moneta in argento (mm 42, g 23,60) a nome di Carlo Emanuele I, XI duca di Savoia (1562-1630, sul trono dal 1580) che al rovescio, ove campeggia un braccio con spada sguainata che esce dalle nubi, riporta in cerchio il motto latino OMNIA DAT QVI IVSTA NEGAT. Coniata forse a Torino, forse nella zecca di Moncalieri, questa elegante moneta sabauda riprende le parole che Lucano attribuisce a Cesare (“Farsaglia”, 1, 349) e suona – scrive Mario Traina ne “Il linguaggio delle monete” – “come un ammonimento a Luigi XIII di Francia: nel corso della guerra per la successione di Mantova e del Monferrato, il re francese sarebbe stato costretto alla fine a cedere molto più di quanto chiedeva il duca sabaudo, se non avesse restituito i territori occupati in Piemonte (Pinerolo, le valli di Oulx e del Chisone, Fenestrelle).
In una nota manoscritta del ‘Thesauro’ nell’edizione del Guichenon del 1660 a p. 911 del primo volume si afferma che ‘questa divisa fu assunta da Carlo Emanuele I per avvertire anche la Spagna che il duca sabaudo si sarebbe impossessato di tutto il Monferrato, poiché non volevano condiscendere a Trino e Alba’”. Un messaggio perentorio lanciato – in moneta – dal sovrano di uno Stato in fondo piccolo, ma con il quale anche le grandi potenze europee, nel XVII secolo, dovettero spesso fare i conti nelle loro mire espansionistiche sulla Penisola italiana.