ZOE E TEODORA, UNA RARISSIMA
MONETA PER DUE SORELLE

(di Luca Mezzaroba) | Lungo tutta la millenaria storia della corte imperiale bizantina, le figure femminili, dalle principesse porfirogenite (nate “nella porpora” e quindi di diritto eredi al trono) alle sovrane legittime (mogli e madri di imperatori) non riuscirono mai ad ottenere una grande visibilità sul piano pubblico; esse infatti erano spesso relegate nei ginecei e, a parte rari casi, dovevano limitare le proprie apparizioni. Nonostante questo, sarebbe sbagliato ritenere che le dame bizantine non avessero alcun ruolo nella politica e nella vita di corte del “Gran Palazzo”; alcune di esse, infatti, esercitarono un notevole ascendente sui basilei grazie alla loro forza e ambizione: la famosa Teodora, moglie di Giustiniano I, riuscì a reggere il potere assieme al marito, influenzandone spesso le decisioni; Teofano, anche se figlia di un oste ateniese, controllò la politica di Bisanzio per molti anni, divenendo moglie di due imperatori, amante di un terzo e madre di altri due; Irene, infine, ottenne il potere assoluto dopo aver fatto accecare il figlio.

Anche se dotate di notevoli qualità, ben poche di queste sovrane riuscirono tuttavia ad ottenere il grande privilegio di essere raffigurate nelle monete imperiali e le poche che vi riuscirono furono spesso ritratte accanto ai sovrani legittimi, perdendo quindi il ruolo di protagoniste. Sia Teodora che Teofano, ad esempio, non vennero mai rappresentate nelle monete, Irene, al contrario, riuscì a farsi ritrarre come unica imperatrice, tuttavia la sua posizione fu sempre traballante, tanto che, negli atti ufficiali (ma non nelle monete), fu sempre costretta ad usare il titolo di “basileus” al maschile.Diapositiva1Considerate queste premesse, risulta di certo sorprendente l’esistenza di un rarissimo solido d’oro (o “histamenon”, come era generalmente chiamata tale moneta dalla metà del X secolo) in cui, al rovescio, non sono rappresentati sovrani di sesso maschile ma campeggiano ben due figure di imperatrici affiancate. Che si tratti di sovrane è certo, in quanto entrambe indossano una ricchissima corona con i caratteristici “pendilia” (i lunghi pendagli che ornavano le corono delle sovrane), portano il tipico “maniakis” (una sorta di collare di stoffa di origine persiana) ornato da numerose perle e stringono un labaro, che divide il campo della moneta in due parti. Confermato quindi che si tratta di due imperatrici, sorgono comunque altre domande: chi sono queste sovrane? Perché il solido, sul campo, non presenta alcuna legenda che le possa identificare? E perché questa moneta è così rara?

Nonostante l’assenza di indicazioni sul solido, è certo che esso risale all’XI secolo, e che ritrae due delle figure femminili più rappresentative della storia bizantina di quel periodo, vale a dire Zoe e Teodora Porfirogenite, figlie del “basileus” Costantino VIII (1025-1028), ultime discendenti della gloriosa dinastia macedone che aveva retto le sorti dell’impero per più di due secoli. Prima di addentrarci nelle complesse vicende dinastiche e matrimoniali delle due principesse e capire le ragioni che rendono questo solido così raro, sembra però necessario cercare di dare una spiegazione alle strane condizioni di quest’ultimo. Nonostante il suo ottimo stato di conservazione, infatti, sembra che la moneta sia stata ritagliata già nell’antichità, lasciando solo la parte centrale e privandola quindi della legenda che doveva correre lungo il bordo; la ragione di questa scelta non è del tutto chiara, andrebbe probabilmente ricercata in un riutilizzo del solido stesso, forse inserito in un qualche lavoro di gioielleria.Diapositiva2Quando, sul letto di morte, l’imperatore Costantino VIII prese in considerazione, per la prima volta nella sua lunga vita dissoluta, il problema della successione al trono di Bisanzio, si rese conto che la questione era veramente spinosa: se infatti Eudocia, la sua prima figlia, aveva ormai preso i voti monastici, le sue altre figlie, Zoe (978-1050) e Teodora (984-1056), pur avendo raggiunto una certa età, non erano ancora sposate. Non avendo avuto eredi maschi, Costantino VIII ordinò allora alle figlie di prendere marito, per garantire una tranquilla successione al trono: delle due, Zoe si rivelò essere la più propensa (anni prima, infatti, aveva già accettato di andare in sposa ad Ottone III di Sassonia, tuttavia la morte prematura di quest’ultimo aveva bloccato le iniziative matrimoniali); il prescelto fu l’aristocratico Romano Argiro, il quale, già sposato, fu costretto a divorziare per non finire accecato. Quando dunque Costantino VIII morì (novembre 1028), Zoe ascese al trono come sovrana: iniziava così il periodo dei “principi consorti”, in quanto Romano III Argiro (1028-1034) assunse la carica imperiale al fianco della porfirogenita.

Per lo Stato bizantino, la scelta del vanesio Romano III non si rivelò particolarmente azzeccata: il sovrano infatti non volle più controllare, come avevano invece fatto i suoi predecessori, le spinta dei grandi latifondisti, anzi, la appoggiò, condannando i piccoli proprietari terrieri e facendo entrare l’esercito imperiale in una crisi da cui non si sarebbe più ripreso. Sul piano politico, la sua ambizione lo portò ad ignorare completamente Zoe, alla quale di fatto doveva il potere, mentre la corte imperiale assumeva un carattere sempre più frivolo, dove fiorivano le congiure. Questo appare evidente anche sul piano numismatico: gli “histamena” di Romano III, infatti, non mostrano mai l’immagine di Zoe, sostituendola invece, al rovescio, con quella della Vergine che benedice il sovrano; questo fatto, che pure può essere letto come un’evoluzione iconografica legata alla devozione per la madre di Dio, per Cécile Morrisson costituisce anche un chiaro indizio della volontà imperiale (cfr. C. Morrison, “Byzance et sa monnaie. IV-XV Siècle”, Lethielleux 2015, p. 48).Diapositiva3Che la lotta per il potere fosse diventata accesa, lo dimostra, per prima cosa, il fatto che in una delle tante congiure fosse implicata anche Teodora, sorella di Zoe; tra le due principesse i rapporti non erano mai stati affettuosi, proprio per questo motivo l’imperatrice non esitò a spedire la sorella in un monastero. Questo, di fatto, lasciò campo libero proprio ai complotti di Zoe la quale, ormai più che cinquantenne, si era invaghita di un giovane della Paflagonia di nome Michele: i due amanti passarono presto all’azione e l’11 aprile 1034 assassinarono Romano III mentre faceva il bagno; senza perdere tempo, lo stesso giorno dell’omicidio, Zoe si sposò con Michele, facendolo ascendere al trono.

Le ambizioni di Zoe, tuttavia, furono ben presto frustrate dall’atteggiamento del nuovo sovrano: Michele IV (1034-1041) infatti confinò ben presto la porfirogenita nei suoi appartamenti, ponendola addirittura sotto stretta sorveglianza; anche in questo caso, la numismatica esprime con chiarezza la volontà imperiale: nel rovescio dei suoi solidi, Michele IV è ritratto frontalmente, da solo, benedetto dalla mano di Dio (posta sul suo capo) e con tutte le insegne del potere supremo. Anche se dotato di discrete doti militari, il giovane sovrano soffriva però di epilessia: proprio a causa di questo grave male, Michele IV infine si spense il 10 dicembre 1041.

Non essendoci alcun erede, Zoe poté influenzare nuovamente la successione, questa volta adottando un altro Michele, parente del predecessore, che prese il nome di Michele V Calafato (1041-1042), chiamato in questo modo per la professione dei suoi antenati. La scelta si rivelò disastrosa: il nuovo imperatore, infatti, obbligò Zoe a prendere i voti e a ritirarsi dalla capitale. L’incauta decisione provocò la rivolta della popolazione di Costantinopoli, che vedeva nell’imperatrice l’ultima discendente della gloriosa dinastia macedone; Michele V, allora, cercò di rimediare riportando Zoe nella capitale e mostrandola al popolo, tuttavia nessuno si era preoccupato di cambiare l’abito della sovrana, che fu presentata ancora con la veste da monaca. Tutto questo fece inferocire ancora di più la folla che, non potendo raggiungere Zoe, decise di prelevare la sorella Teodora dal suo monastero e di incoronarla come imperatrice: con questo gesto, dunque, il popolo accettava una successione in linea femminile, condannando nettamente le usurpazioni. La sorte di Michele V era pertanto ormai segnata: strappato a forza dall’altare a cui si era aggrappato, il sovrano fu accecato per ordine della stessa Teodora, la quale, probabilmente, temeva una riconciliazione tra Zoe e Michele.Diapositiva4Siamo così giunti al momento decisivo della vicenda, che culmina proprio nell’iconografia del solido presentato all’inizio di questo articolo: dal 19 aprile all’11 giugno 1042, infatti, Zoe e Teodora condivisero, se pure controvoglia, il trono di Bisanzio e, come scrisse lo storico e politico contemporaneo, Michele Psello, “fu allora per la prima volta che il nostro tempo vide il gineceo trasformarsi in concistoro imperiale, civili e militari andar d’accordo sotto la guida di due dame e ad esse obbedire meglio che a qualsivoglia virile despota” (cfr. da G. Ravegnani, “Introduzione alla storia bizantina”, Bologna 2008, p. 121). Proprio a questo breve periodo (circa sei settimane) risale dunque il rarissimo “histamenon” di Zoe e Teodora, insolito non solo per l’iconografia “al femminile” del rovescio, ma anche per l’inconsueta raffigurazione della Vergine Nikopoios (ossia che regge un medaglione con impresso il volto di Cristo) e, soprattutto, per il limitatissimo numero di esemplari della moneta a noi noti. Questo tipo di solido, infatti, era rimasto sconosciuto fino al 1953, quando ne furono rinvenuti otto esemplari in un tesoro turco risalente alla metà dell’XI secolo (cfr. P. Grierson, “Byzantine Coins”, London 1982, p. 199). L’esemplare qui esaminato sembrerebbe dunque essere il nono conosciuto.Diapositiva5Nonostante le parole di Psello, il carattere inconciliabile delle due sorelle costrinse i funzionari della corte imperiale a prendere immediati provvedimenti per evitare il completo dissesto della politica bizantina: dato che Teodora si rifiutava tenacemente di sposarsi, fu ancora Zoe a prendere marito, questa volta nella persona dell’anziano Costantino Monomaco. Anche in questo caso, il “principe consorte” Costantino IX (1042-1055) si rifiutò di far raffigurare, sui suoi solidi, l’immagine della moglie a cui doveva il trono, ritornando di fatto ad una rappresentazione frontale del sovrano in abiti cerimoniali e con le classiche insegne del potere imperiale. A dispetto della notevole raffinatezza dei tratti del basileus e del Cristo, frutto di un processo iniziato sotto i primi sovrani macedoni e che stranamente non si nota nell’“histamenon” di Zoe e Teodora (le quali, al contrario di quanto affermano le fonti, sono raffigurate pressoché identiche), è proprio in questo periodo (precisamente dal regno di Michele IV) che inizia la grande svalutazione del solido, non più composto da oro puro ma caratterizzato da immissioni sempre più massicce di metalli più vili (cfr. P. Grierson, “Byzantine Coinage”, London 1982, p. 31).Diapositiva6Dopo essere stata tra i protagonisti della politica bizantina per ben ventidue anni, aver sposato tre imperatori e averne adottato un quarto, Zoe Porfirogenita si spense nel giugno del 1050. Costantino IX le sopravvisse per soli cinque anni; alla sua morte Teodora, ultima rappresentante della dinastia macedone, poté infine ascendere al trono. Il suo regno, per quanto breve (1055-1056) e dominato dai funzionari del Gran Palazzo, vide un forte impegno da parte della sovrana, che di fatto si dimostrò una governante capace, ottenendo, al contrario di quanto accaduto alla sfortunata sorella, il privilegio di essere raffigurata, lei da sola, nelle monete d’oro, con tutti i simboli della legittima regalità.Diapositiva7La morte di Teodora concluse non solo l’epoca dei macedoni, ma anche l’esperienza di una donna sul trono di Costantinopoli: dopo di lei, infatti, nessuna imperatrice resse da sola lo Stato bizantino. Il regno di Zoe e Teodora, in ogni caso, segnò un’evoluzione importante nella concezione del potere orientale: per la prima volta una successione femminile in linea dinastica era considerata legale a tutti gli effetti e poche monete d’oro, con le immagini delle due sorelle affiancate, rimangono a testimoniarlo ai posteri.